Nell’anno che celebra i 50 anni dalla scomparsa di Pablo Picasso anche Roma rende omaggio al genio del Novecento. E lo fa in un curioso anniversario, quello dei 70 anni dalla grande mostra romana che fu allestita tra mille polemiche nel 1953 nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Ed è proprio questo importante spazio museale a ospitare oggi l’esposizione “Picasso Metaforico”, appena inaugurata e visitabile fino al 5 novembre. C’è tempo per tutti, quindi per andare ad ammirare le 300 opere (troppo spesso considerate a torto “minori”, come i disegni e le incisioni) tutte provenienti dal Museo Casa Natal Picasso di Malaga.
Racconta entusiasta il curatore dell’esposizione Fernando Castro Flòrez: «Picasso è uno dei più brillanti artisti di grafica della storia dell’arte. La sua impressionante carriera artistica comprendeva una serie di incisioni che rappresentavano quelle che erano le sue ossessioni: le donne amate, qui rappresentate dai numerosi ritratti esposti, l’incontro con la modella e la storia stessa della pittura. Voglio condividere l’emozione che ho provato nello studiare la documentazione trovata negli archivi della Galleria riguardo la grande mostra del 1953, la prima grande mostra di Picasso in Europa dopo la seconda guerra mondiale e che fu interpretata come un vero e proprio atto politico. Nelle teche allestite che accompagnano oggi le opere si può scoprire quasi tutto quello che accadde intorno all’esposizione di allora. L’invito a Picasso di mettere in mostra le sue opere a Roma venne dal senatore del Partito Comunista Italiano Eugenio Reale – racconta ancora il curatore – e vide all’opera un comitato nazionale nel quale vennero invitati anche artisti italiani. La curiosità è che alla mostra si oppose Giorgio De Chirico, il quale reputava l’opera di Picasso una “vergogna” per l’arte mondiale. La mostra, di circa 800 opere, invece, si fece, e venne allestita in pochissimi mesi.
Oltre a essere d’arte, la mostra del 1953 aveva dunque un carattere profondamente politico, e questo si nota dal dibattito su di essa che si può ritrovare nei ritagli di giornali e nei rapporti epistolari esposti. «Picasso veniva presentato come un “compagno comunista”. Che tipo di comunista fosse Picasso è un po’ “metafisico”, ma le opere scelte per l’esposizione in realtà avevano un carattere “familiare”, non si trattava di opere del periodo cubista, e quelle più politiche vennero in qualche modo censurate e non rese fruibili al pubblico».
Oggi la mostra di Roma non è politica ma è estetica e si tratta di opere realizzate alla fine della vita di Picasso, con i bellissimi ritratti delle donne amate, da Francoise Gilot – scomparsa solo di recente – alla seconda moglie Jacqueline Roque, a dare il benvenuto al visitatore.
Fortemente voluta dalla direttrice della Galleria Cristiana Collu, l’esposizione romana è interamente realizzata con il Museo Casa Natal Picasso di Malaga e ha come partner istituzionali l’Ambasciata di Spagna in Italia, l’Accademia di Spagna a Roma, l’Ente Spagnolo del Turismo a Roma e l’Instituto Cervantes.