Un luogo a poca distanza da Roma, che celebra un grande imperatore ma anche un piccolo schiavo, divenuto un gigante nella storia, e che lega antichità, arte e letteratura: oggi vi portiamo a Villa Adriana per il nuovo appuntamento con la rubrica realizzata in collaborazione con Aitgl, ente italiano turismo lgbtq+, una partnership che arricchisce il canale Lgbt Travel di ViaggiOff,
Dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1999, Villa Adriana fu fatta costruire dall’imperatore Adriano tra il 118 e 138 d.C. , in un territorio verde e ricco di acque nelle vicinanze dell’antica Tibur.
Era molto ampia, si estendeva su circa centoventi ettari, di cui oggi sono visitabili circa 40, e spaziava tra strutture residenziali, terme, ninfei, padiglioni e giardini. Da ammirare sono le sue suggestive e ricche decorazioni architettoniche e scultoree.
Villa Adriana a Tivoli è un luogo magico che celebra nella sua immensità il piccolo schiavo Antinoo, divenuto un gigante nell’eternità, testimone della grandezza dei sentimenti e la fragilità della vita.
Intanto, per conoscere meglio l’imperatore Adriano, possiamo affidarci alle parole di Marguerite Yourcenar: “Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo”. Per capirlo, oltre a leggere “Memorie di Adriano”, tributo della scrittrice all’imperatore romano e che divenne il libro simbolo della filosofia gay, occorre visitare Villa Adriana, il luogo eretto in nome dell’amore, un sogno di estetica moderna e di bellezza, di equilibrio tra acqua, cielo e nostalgia.
L’oggetto di questo amore era Antinoo, schiavo della Bitinia di una bellezza fuori dal comune. L’imperatore lo incontrò nel 123 d.C., in un viaggio ai confini dell’impero. Adriano amava molto viaggiare, il cibo, il buon vino e le culture del mondo che incontrava. Era sposato a Vibia Sabina, nipote dell’imperatore Traiano, ma non ebbero figli, e forse Villa Adriana fu costruita proprio per stare lontano da lei, quando si trovava a Roma. L’incontro con Antinoo fu un colpo di fulmine: lo portò con sé nei suoi viaggi, soddisfacendo ogni suo capriccio.
Giunsero a Villa Adriana che ancora non era conclusa nel 125 d.C.. Dietro la camera da letto dell’imperatore si trovava il Teatro Marittimo, una sorta di piscina circolare, dove sembra amassero farsi il bagno al tramonto, e le Terme con Eliocamino, loro “Spa” personale.
“Di tutti i giochi umani, quello d’amore è l’unico che minaccia costantemente di sconvolgere la nostra anima, ed è anche l’unico in cui il giocatore deve abbandonarsi all’estasi del corpo… Inchiodato al corpo amato come uno schiavo alla croce”, diceva Adriano.
Si tratta di un amore che durò cinque anni. Le chiacchere sulla coppia si fecero sempre più pesanti, come era avvenuto per Alessandro Magno con Efestione. Uguale fu il destino del bellissimo schiavo, ucciso da ignoti, annegato simulando un suicidio.
Lo strazio e il dolore di Adriano sono divenuti lo strazio di tutti gli amori del mondo. Trasformò il villaggio di Besa in una città chiamata Antinoopoli, le esequie furono pari a quelle di un faraone. Organizzò dei giochi in suo onore, celebrazioni, diede il suo nome ad una costellazione, fece scolpire innumerevoli statue e busti, e coniare monete con l’effige del giovane. Dichiarò festa pubblica il 27 del mese di novembre, giorno della nascita di Antinoo.
Intorno all’imperatore questa fu presa come una debolezza, ma alla fine le statue in onore del giovane divennero sinonimo di esercizio estetico sulla bellezza maschile. Al pari di Venere, simbolo di amore e bellezza femminile con cui gli artisti ellenici e neoclassici si sono messi alla prova nel tempo, Antinoo è divenuto simbolo di perfetta bellezza maschile e gioventù, sottratte al tempo, per cui ancora oggi gli artisti si mettono alla prova in suo nome nella scultura, nella pittura, nella poesia.

Così fa dire ancora ad Adriano Marguerite Yourcenar: “Ho imposto al mondo la sua immagine: oggi esistono al mondo più ritratti di quel fanciullo che di qualsiasi uomo illustre, di qualsiasi regina. Sulle prime mi stava a cuore far registrare dalle statue la bellezza successiva di una forma nel suo mutare, nel seguito l’arte divenne una specie di magia capace di evocare il volto perduto. Le immagini colossali mi sembravano un mezzo per esprimere le vere proporzioni che l’amore conferisce agli esseri, queste immagini le volevo enormi come un volto visto da vicino, alte e solenni come le visioni degli incubi, pesanti come il ricordo che mi perseguita”.
E così, come disse anche un altro grande della letteratura, Fernando Pessoa, la morte di Antinoo “è la morte di ogni amore”. Statue, vasi, pitture, nasi e sopracciglia che emergono dagli scavi, piscine e tombe dedicate rappresentano l’amore incondizionato, la gioventù perenne.
Visitare Villa Adriana a Tivoli, quindi, significa anche osservare in modo tangibile la storia dell’imperatore del più grande impero mai esistito in occidente piegarsi al più grande inno all’amore e alla caducità dello stesso. Una perdita di cui è Fernando Pessoa a darci le dimensioni: “Erigerò una statua che sarà nel futuro prova incessante del mio amore, della tua bellezza e del senso che la bellezza dà del divino. Benché la morte con scarne mani spogli dei paramenti la vita e dell’impero il nostro amore. La sua nuda statua, abitata dal tuo spirito, tutte le ere future, che vogliano o meno come un regalo portato da un Dio che impone, inevitabilmente erediteranno”.