Da Kafka a David Černý: quattro itinerari d’autore per scoprire Praga

Venceslao di David Černý
Venceslao di David Černý
Ci sono tanti modi per visitare una città, puntando dritto ai suoi monumenti più iconici, passeggiando senza meta, ricercando chicche e curiosità, ma anche seguendo le tracce di personaggi illustri che quelle strade le hanno calpestate prima di noi. E magari hanno lasciato il segno.

Una città che da questo punto di vista ha molto da raccontare è Praga, con archistar d’epoca, scrittori senza età e artisti critici da ritrovare in un itinerario insolito che ne ripercorre le opere, ma anche la vita. Si tratta di tre firme che, ognuna a suo modo, hanno tracciato – tra passione, esaltazione e contestazione – la capitale ceca a cavallo tra il XIX e i giorni nostri.

La Praga di Kafka

Come non cominciare da Franz Kafka? Sebbene scrivesse in tedesco, il celebre autore (1883–1924) de Il processo, Il castello e La scomparsa, era infatti praghese e traeva grande ispirazione dalla sua città. In particolare dal centro storico, dove trascorse gran parte della sua breve vita. La sua casa natale, della cui struttura originaria rimane solo il portale in pietra, si trovava all’angolo tra le vie Maiselová e Kaprova. Di Kafka si trovano tracce quasi ovunque nella Città Vecchia, soprattutto intorno alla piazza: nella bella casa U minuty, vicino al Municipio, dove la famiglia visse sul finire dell’Ottocento, e nell’odierno Palazzo Kinsky (oggi Galleria Nazionale), dove il padre aveva una merceria. Altra tappa è il monumento tra la chiesa di S. Ducha e la sinagoga spagnola, dove Kafka andò a scuola. L’itinerario non può poi prescindere dai luoghi ritratti nei suoi romanzi: i ponti di Praga, l’ex ghetto, Malá Strana, il Castello. Il Museo Franz Kafka aiuta a orientarsi tra i luoghi e la vita dello scrittore, ma l’ultima tappa sulle sue orme non può che essere al Nuovo Cimitero Ebraico, a Praga-Strasnice – dove Kafka riposa nella tomba di famiglia.

Josef Fanta e la sua Art Nouveau

Non parole, ma schizzi. Contemporaneo di Kafka, a cavallo tra il XIX e il XX secolo l’architetto Josef Fanta (1856–1954) ha letteralmente disegnato il volto di Praga. Figura di spicco dell’emergente Art Nouveau, ha messo la firma su alcuni dei più belli e rappresentativi edifici della capitale. Nella Stazione Centrale gli è dedicato il caffè-gioiello, dallo stile e le atmosfere ancora originali.

Negli anni 1904–1905, sull’argine destro della Moldava e su progetto di Fanta, fu costruita una casa in stile Liberty per il club di canto Hlahol. Con sala da concerto, soffitto in vetro e ricca decorazione (cui ha preso parte, tra gli altri Alfons Mucha, è uno dei monumenti liberty più belli di Praga. Fanta vinse anche un concorso pubblico per il progetto del palazzo del Ministero dell’industria e del commercio Na Františku. L‘architetto ha poi collaborato con importanti colleghi della sua epoca e ha contribuito alla ricostruzione di numerosi monumenti praghesi, tra cui la birreria U Vejvodů nel centro storico: un edificio medievale, poi convertito in liberty. L’Hotel Alchymist è oggi nella casa storica dove Fanta visse dal 1903 fino alla morte. Fanta è sepolto nel cimitero di Olšany, nella tomba di famiglia da lui progettata.

Le ambientazioni di Bohumil Hrabal

Con un salto in avanti nel XX secolo ci si può tuffare  nelle pagine di Bohumil Hrabal (1914–1997), scrittore dallo stile narrativo distintivo e inconfondibile. La sua opera è stata tradotta in tre dozzine di lingue e, già in vita, era già il romanziere ceco più conosciuto al mondo, accanto a Milan Kundera e Jaroslav Hašek. La casa di Ulice Na Hrázi, la piazza Bohumil Hrabal, l’antica sinagoga, sono alcuni dei luoghi dove ritrovarne le tracce, a partire dalla sua Praga, il quartiere di Libeň.

Lungo via Na Hrázi a ricordare lo scrittore ci sono un grande muro commemorativo – con dipinti il suo ritratto, la macchina per scrivere Perkeo, i 16 gatti che lo hanno accompagnato in vita ed estratti di sue opere –  e una lapide Da queste parti si trovava la casa numero 24, dove Hrabal trascorse 23 anni, poi demolita per costruire la metropolitana.

Davanti al Castello di Libeň, ecco Palazzo Svět, un condominio costruttivista e grande magazzino costruito negli anni 1932–34: fu Bohumil Hrabal a renderlo famoso, ambientandovi numerosi racconti. Il viaggio sulle orme di Hrabal prosegue fino al Teatro Pod Palmovkou, dove lavorò come macchinista per circa tre anni, e poi nella direzione opposta all’ospedale Na Bulovce, dove morì quasi ottantatreenne. Prima di trovare il rifugio perfetto a Libeň, Hrabal ha cambiato diversi subaffitti nel centro storico di Praga: sopra il pub U Sedmíků, casa U Kamenného zvonu in piazza della Città Vecchia, in via Jáchymova. E poi, tra i tanti suoi amati pub, c‘è U Zlatého tygra (La tigre d’oro), dove sedeva nella saletta sul retro ed ebbe modo di incontrare Václav Havel, il presidente americano Bill Clinton, Alexander Dubček o la praghese Madeleine Albright.

Trasgressiva, senza filtri. La scultura di David Černý

Arrivando all’epoca contemporanea le orme da seguire sono quelle di David Černý, nato nel 1967 e star della scena artistica ceca. Le sue sculture –fortemente provocatorie- colonizzano spazi pubblici in Cechia, così come all’estero.

La più celebre, ed evidente, è sulla torre della televisione di Žižkov, sulla quale dal 2000 si arrampicano dieci bambini neri. A Palazzo Lucerna, in piazza Venceslao, dal 1999 dal soffitto pende la statua di Venceslao, seduto sulla pancia di un cavallo morto e appeso a testa in giù. Nell’edificio Quadrio, vicino alla stazione della metropolitana Národní třída, ecco l‘enorme testa rotante di Franz Kafka, complesso esempio di arte cinetica.

Il Boia nella Città Vecchia è invece la statua di Sigmund Freud, appesa per una mano a una trave sopra una strada trafficata e talmente realistica da aver fatto più volte pensare a un suicidio. Sulla facciata del Teatro Na zábradlí sono due le opere di Černý: la targa commemorativa di Václav Havel e la scultura dell’Embrione, tra le più discusse e contestate. Grande scalpore ha suscitato anche la scultura di Getti, nel cortile del Museo Franz Kafka a Malá Strana: raffigura infatti due uomini adulti che fanno pipì  nella fontana, e i loro getti scrivono testi di scrittori legati a Praga.

Dietro il recinto del giardino di Palazzo Lobkovic, sede dell’ambasciata tedesca, si scorge la scultura in bronzo Quo vadis: una Trabant a 4 zampe, simbolo del 1989 e della fuga di massa dei tedeschi dell’Est attraverso l’ambasciata di Praga verso la Germania dell’Ovest. Ultima tappa nel cortile della Galleria Futura, dove si incontra Buttocks, probabilmente la più provocatoria e irriverente opera di Cerny, che tramite una scala invita a entrare nelle natiche di due enormi uomini per poter guardare un video critico sulla situazione della scena artistica ceca, data in pasto alla politica.

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