A Parigi c’è un campo di zafferano sui tetti dell’Opéra Bastille

Fiorisce lo zafferano sui tetti di Parigi, anzi in cima a uno dei suoi luoghi più iconici: il campo più spettacolare della preziosa spezia è nato sui tetti dell’Opéra Bastille, la struttura contemporanea che diventato dagli anni Novanta il secondo teatro dell’Opéra National de Paris, insieme allo storico Palais Garnier.

Un orto con vista che nasce da una passione e da un sogno diventato realtà, quello di Amela du Bessey, l’anima dell’azienda agricola urbana Bien Élevées che produce “Le Safran de Paris”.

Amela aveva la passione per la matematica, ma poi arrivò il sogno che la rapì e dette una svolta alla sua vita, e a quella delle sorelle minori Louise, Philippine e Bérengère, «Tutte con la voglia di mettere le mani nella terra e vedere all’opera la magia del ritmo delle stagioni», racconta.

Amela du Bessey
Amela du Bessey

È una bella storia la sua. Figlia di agricoltori, studia convintamente algebra e equazioni ma poi, un anno a Natale, vede quel benedetto documentario sullo zafferano, e le si apre un mondo. Per occuparsene, decide di cambiare percorso universitario, perché vuole una solida base tecnico-scientifica. Una volta laureata in agricoltura, parte con la coltivazione dell’oro rosso nei campi del padre, nella campagna del Bourbonnais. Il suo sogno se lo coccola anche sul balcone della sua casa parigina naturalmente e, tempo dopo, si accorge che nei vasi metropolitani la spezia rara cresce di più e più intensa.

Cresce anche lei, osando pensare a un folle progetto che, tre anni dopo, nel 2021 diventa realtà: la piantagione di zafferano più spettacolare di Parigi, sui tetti dell’Opéra Bastille, con il progetto di aprire 50 terrazze in tutto il mondo nei prossimi 5 anni.

E crescono le visite, tutto l’anno ma soprattutto a metà ottobre, quando si raccolgono a mano i fiori violetti che vivono solo un giorno. Appena si aprono le date della fioritura turisti individuali e piccoli gruppi le occupano e volentieri partecipano alla delicata operazione. Sempre sulla piattaforma Explore Paris si prenotano anche workshop per imparare, tra segreti e leggende, come cucinare, dipingere, fare cosmetici con lo zafferano, che è anche un antiossidante naturale molto efficace.

I più curiosi dunque salgono all’ottavo piano del moderno teatro, in place de la Bastille. Superano i piani del nuovo polo culturale in un percorso atipico, tra sala principale (una delle più capienti al mondo, per oltre 2700 spettatori), complessi macchinari scenici e quinte del palcoscenico, laboratori di sartoria e corridoi tecnici con impianti industriali sul roof.
Arrivati qui, sul tetto, li accoglie innanzitutto la  vista sulla capitale, dalla Tour Montparnasse alla Tour Eiffel alla Basilica del Sacré Coeur. Poi l’occhio si appoggia sul crocus sativus, questo il nome scientifico della pianta, prodotto poco coltivato in Francia e largamente importato. Una prateria verde che, su 100 tonnellate di terreno granuloso e ben drenato portate sul tetto, fa ondulare al vento i ciuffi sottili dei 20mila bulbi piantati a mano, che si moltiplicano senza bisogno di nutrirli o innaffiarli.

«Abbiamo scelto un tipo di coltura low tech, che rispetta il ciclo dei vegetali e il ritmo della città, con l’inquinamento che quassù non ci tocca – spiega Amela – . Una raccolta all’anno, per un chilo di zafferano puro, il migliore, dal gusto floreale e non amaro. Lo vendiamo a 40 euro al grammo a ristoratori e pasticceri che l’utilizzano in Saint Honoré all’albicocca, una nuova creme brulée o nei macarons, come Ladurée».

Alla domanda se lo usa per il risotto, come i milanesi, confessa che non le riesce.

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