Michelangelo e l’amore universale: viaggio nel cuore della Cappella Sistina

Baci maschili in paradiso nel Giudizio universale
Baci maschili in paradiso nel Giudizio universale
Un tour ai Musei Vaticani rende immancabile una visita alla Cappella Sistina, dove si compie appieno il tripudio della bellezza con il compendio di arte più importante del mondo. Un tour che si deve ripetere più volte nella vita se ci è possibile e per il quale vi riproponiamo una lettura diversa.

Sarà proprio Michelangelo, l’uomo che amava gli uomini, con il suo capolavoro il protagonista oggi nel nuovo appuntamento con la rubrica realizzata in collaborazione con Aitgl, ente italiano turismo lgbtq+, una partnership che arricchisce il canale Lgbt Travel di ViaggiOff.

Quando qualcuno vi racconterà che Michelangelo era legato a una donna segreta, o ribadirà concetti da soap televisiva su amori da favola con donzelle sposate, sappiate che la storia è un’altra, come attestano le sue poesie e le sue lettere per Tommaso De Cavalieri, testimonianza incontestabile di un amore omosessuale platonico (visto che il nobiluomo non lo corrispose mai).

Michelangelo ha dedicato all’uomo, al maschio, la sua arte. Se non fu omosessuale, fu quantomeno amante del maschile, piuttosto che del femminile. Guardate alla grandezza della Creazione umana, il gesto del tocco divino. L’uomo è, sempre, infallibilmente bello. Nel Giudizio Universale un Cristo possente e insolitamente imberbe coinvolge nel vortice della salvezza tutti, e schiaccia negli inferi chi non lo merita. Non certamente i gay: in paradiso troviamo una coppia di uomini che si baciano.

Sibilla, Cappella sistina
Sibilla, Cappella sistina

L’unica donna bella è la madre, la Madonna al suo fianco, anche un po’ spaventata. Una madre che mancò sempre a Michelangelo (morì quando aveva 6 anni) e che solo nel ruolo di Madonna-Mamma conserva la sua femminilità, qui e in altre opere michelangiolesche, come la Pietà giovanile. Per il resto sono donne possenti, gigantesse muscolose. Forse qualche Sibilla, di spalle, ancora ignara della salvezza che la attende, perché in era pagana, conserva quella bellezza che era indispensabile nei canoni classici, ma sempre dotata di folgoranti bicipiti.

Di fatto non si sa se fece questa orda di corpi nudi nel Giudizio Universale semplicemente per generare scandalo (cosa che gli piaceva moltissimo). Sicuramente provocò Biagio Da Cesena, ritratto nel Giudizio mentre un serpente gli morde gli organi genitali. Ci sono addirittura coloro che attestano che il nemico dell’artista, bigotto in pubblico, era sospettato di pedofilia in privato, per questo Michelangelo si vendicò ritraendolo orribilmente castrato all’inferno.

In un viaggio a Roma, non mancate mai di tornare a visitare questo luogo. Tutto è meraviglia, soprattutto per i ragazzi che si possono specchiare tra tormenti interiori dello spirito e quella fisicità mutante che è propria della giovinezza. Una pittura scolpita nei colori, dove la carne come pietra viene toccata dal divino, dall’amore.

Una sintesi tra maschile e femminile, tra cielo e terra, tra materia e anima, e tra quello che per gli altri era tenebra e per Michelangelo rappresentava invece una luce elettiva. Uno come Michelangelo, con un Papa come Giulio II, sapeva che poteva alla fine permettersi di “osare”, uscire allo scoperto, creando “pitture da taverna” (così vennero definite) nel luogo dove oggi si tiene il conclave. Questo perché Giulio II all’alba del 1500 se ne fregava dell’eventuale omosessualità di Michelangelo: per lui era un genio. E questo dovrebbe essere, senza filtri edulcoranti, anche per noi, oggi e nei secoli a venire.

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