Grandi scenari naturali, tesori dell’umanità come Machu Picchu, una gastronomia in ascesa: il Perù si racconta in molti modi, e lo ha fatto anche in letteratura. Come scoprirlo? Facendosi accompagnare da tre “guide” d’eccezione: Mario Vargas Llosa, Ernest Hemingway e Pablo Neruda.
Da La città e i cani (titolo originale La ciudad y los perros) a Crocevia (Cinco esquinas), se ci sono dei libri da mettere in valigia per “viaggiare” verso il Perù già attraverso le pagine non possono che essere i romanzi di Vargas Llosa, lo scrittore, drammaturgo e politico peruviano, naturalizzato spagnolo, premio Nobel per la letteratura nel 2010.
Il suo teatro d’azione è la capitale Lima, dove la Biblioteca del Convento de Santo Domingo con i suoi circa 25mila libri può essere un buon punto di partenza. Anche la Casa de La Literatura Peruana è una tappa da mettere in conto per gli amanti della letteratura: si tratta di una stazione ferroviaria dei primi del ‘900 riconvertita in biblioteca, dove trovare circa 20mila opere, molte inerenti alle popolazioni autoctone peruviane.Per una pausa relax ci si può affidare a una caffetteria di Barranco: è uno dei quartieri raccontati proprio da Mario Vargas Llosa in La zia Julia e lo scribacchino e frequentato in gioventù dallo stesso scrittore.

Lasciata la capitale, si possono seguire le tracce di Ernest Hemingway. Sì, passò anche dal Perù, per la precisione a Cabo Blanco, nel nord, dove negli anni ‘50 trascorse alcune settimane nel tentativo di pescare l’ambito marlin nero. Chi vorrà dirigersi verso le Ande potrà farlo ancora una volta attraverso le parole di Mario Vargas Llosa che trasporta il suo pubblico nella storia, i paesaggi e le usanze locali attraverso il romanzo Il caporale Lituma sulle Ande.

E per prepararsi al meglio allo stupore di Machu Picchu ci si può affidare a un gigante: Pablo Neruda. Nel 1943 il poeta visitò la cittadella inca e ne rimase ispirato a tal punto da dedicarle un poema, sospeso tra viaggio fisico ed interiore: “Le Alture di Machu Picchu”.