È infatti ufficiale: per la cucina italiana arriva la candidatura 2023 per la lista Unesco dei patrimoni immateriali, grazie al voto unanime della Commissione nazionale su proposta del governo.
Si fa presto a dire cucina italiana e verrebbe piuttosto da dire “cucine”. Dai cous cous trapanese che racconta di influenze arabe in Sicilia alle grandi carni del Piemonte o della Toscana, dai frutti di mare pugliesi ai pizzoccheri valtellinesi, la nostra cifra – e la nostra ricchezza – è la varietà di prodotti locali, tipicità, sapori. La stessa che conquista i turisti internazionali in cerca di percorsi enogastronomici, cooking class ed esperienze culinarie.
E infatti l’ufficializzazione della candidatura racconta tutto questo, dato che alla cucina italiana è stato riconosciuto proprio l’essere «Un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali».
E ora partirà il processo istituzionale, il dossier verrà trasmesso dal ministero degli Esteri all’Unesco per dare avvio all’iter di valutazione, che dovrebbe concludersi entro dicembre del 2025.
Il dossier di candidatura porta la firma di Pier Luigi Petrillo, docente Luiss, che già in passato aveva curato le candidature di dieta mediterranea e pizzaioli napoletani. Se la valutazione sarà vincente, la cucina italiana potrebbe così andare ad arricchire il palma res di tesori nazionali entrati nella lista Unesco dei patrimoni immateriali, che oggi conta 15 perle.
Accanto a dieta mediterranea e arte dei pizzaioli napoletani, infatti, figurano anche cerca e cavatura del tartufo, Opera dei Pupi Siciliani, il canto a tenore sardo, il saper fare del liutario di Cremona, la festa delle Grandi Macchine a Spalla di Viterbo, la vite ad alberello di Pantelleria, la falconeria, l’arte dei muretti a secco, la Perdonanza Celestiniana a L’Aquila, l’Alpinismo, la transumanza, l’arte delle perle di vetro e l’arte musicale dei suonatori di corno da caccia.
«Cucina italiana significa promuovere l’idea di qualità della vita e del vivere italiano che è fatto di arte, di cultura, di paesaggi, di monumenti ma anche di esperienze come quelle delle eccellenze alimentari», ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che insieme al collega Francesco Lollobrigida dell’Agricoltura ha sostenuto l’iniziativa che in realtà partiva da lontano. Il percorso di candidatura della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità all’Unesco era infatti partito già nel 2020.
A conferma della varietà e singolarità della nostra cucina, molte ricette italiane – come la farinata di ceci ligure, il frico friulano e la pizza napoletana – sono state negli anni protagoniste della nostra rubrica gastroviaggiante Cook&Go.
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