Si sta facendo strada un nuovo tipo di turismo in Italia, che valorizza il tessuto produttivo e la storia del made in Italy, in tutti i campi. Parliamo del turismo industriale, al quale è stata dedicata anche una guida e che vede crearsi nuovi spunti di viaggio. Ha deciso di farlo anche Prato, città toscana tra i simboli della tradizione tessile italiana.
Nasce Tipo: Turismo Industriale Prato, una nuova esperienza di viaggio in luoghi mai aperti al pubblico, alla scoperta di fabbriche di oggi e di ieri del più grande distretto tessile europeo. Il nuovo prodotto turistico dell’offerta propone anche spettacoli in fabbrica, trekking urbani ed extraurbani, laboratori per famiglie, in programma ogni ultimo weekend del mese.
Come si fa a riconoscere un tessuto di qualità e scoprire con mano la storia di una stoffa pregiata? Con Tipo – Turismo Industriale Prato, le manifatture storiche e quelle d’avanguardia si aprono per la prima volta agli appassionati di archeologia industriale, architettura, moda e design.
Nell’ultimo weekend del mese, fino a maggio 2022, i visitatori saranno guidati in un percorso emozionale che, partendo dagli inizi della manifattura pratese, li condurrà nel cuore delle fabbriche moderne. Il progetto riprenderà poi nuovamente dopo l’estate.
L’iniziativa completa l’offerta turistica dell’area pratese, aggiungendo un ulteriore modalità per vivere il territorio e le sue bellezze ai percorsi che da anni la caratterizzano: quelli legati alla storia (con le chiese e i musei, le ville medicee e gli affreschi di Filippo Lippi e Paolo Uccello, l’archeologia etrusca), alla contemporaneità (a partire dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci), ai cammini naturalistici (si pensi alla Via della lana e della seta o alla
Via Medicea), all’enogastronomia (con prodotti presidio Slow Food come la mortadella di Prato Igp e i fichi secchi di Carmignano, il Pane di Prato, o i famosi dolciumi come i “biscotti con la mandorla” e le “Pesche di Prato”). Il turismo industriale permetterà di toccare con mano il profondo processo di trasformazione urbanistica, sociale e culturale che proietta Prato in una dimensione contemporanea e internazionale.
Si viaggerà dunque “dentro e fuori” dalle fabbriche, tra eventi culturali, spettacoli, trekking urbano e momenti per le famiglie, nella città del Museo del Tessuto, del Centro Pecci e del Mumat – Museo delle macchine tessili di Vernio, con lo slogan “Fabbriche raccontano storie”.
Ma com’è nata l’industria tessile a Prato? Nel corso dei secoli, nei lanifici e nelle piccole imprese artigiane si sono lavorati “cenci” di lana provenienti da tutto il mondo. L’arte del riciclo a Prato parte da lontano, dal Medioevo, quando per la produzione delle stoffe si recuperavano i vecchi vestiti dei contadini e le balle dei mulini. Alla base dell’industria pratese c’erano 58 mulini e un sistema idraulico – le cosiddette “gore” –, nato in epoca romana e consolidato nel Medioevo: 53 km di gore che dal Cavalciotto di Santa Lucia raggiungevano il fiume Ombrone, attraversando tutto il territorio. L’Ottocento fu l’epoca dei lanifici a ciclo completo, gli anni ’50 del Novecento furono quelli del mito dei piccoli artigiani pratesi, quelli degli stracci provenienti soprattutto dall’America e quelli del
recupero delle divise della seconda guerra mondiale.
Ancora oggi il processo produttivo dei tessuti a Prato è basato anche sul riuso e sull’economia circolare. Con 2.500 imprese tessili il polo di Prato è il più grande d’Italia e d’Europa e il 16% (18.660 unità lavoro) degli addetti del
comparto italiano.