Calabria, #InCammino sulla Sila tra monumenti naturali e storie lunghe secoli

Anello della Marchesa, Calabria
Anello della Marchesa, Calabria
Boschi, villaggi, gole e cascatelle, ma anche veri e propri monumenti naturali e testimonianze di carbonaie, segherie, tori che riportano ad epoche passate e storie e personaggi affascinanti: la Sila è una terra tutta da scoprire e la nostra rubrica #InCammino in collaborazione con le guide dell’Aigae oggi ci porta proprio nel cuore wild della Calabria.

Dalla guida Aigae Michela Valentino arriva la proposta di tre itinerari per un’esperienza di immersione totale nel territorio silano.

 Il primo degli itinerari è alla scoperta del segreto meglio custodito d’Europa, così come è descritto dal naturalista belga John Bouquet: si tratta del secondo canyon più grande d’Europa, il Canyon Valli Cupe, all’interno dell’omonima Riserva Naturale nel comune di Sersale. Un geosito di circa 60 milioni di anni che si apre ai piedi della Sila, formato da ripide pareti alte fino a 130 metri che fanno da cornice ad una gola lunga 8 km la quale nasconde al suo interno un vero e proprio “dinosauro vivente”, la Woodwardia radicans, una felce bulbifera risalente a 350 milioni di anni fa.

Canyon Valli CupeÈ uno squarcio di meraviglia tra i fitti boschi di macchia mediterranea dove crescono corbezzoli, l’albero della manna (orniello) e quello della mastica (lentisco), varie querce (l’albero della ciofeca), pungitopo, erica e molto altro. Durante il percorso ci si può soffermare  su una balconata che affaccia sul golfo di Squillace dove con attenzione si possono ammirare i resti di Borgo Marcaglione, un piccolo villaggio di pastori un tempo legato a vicende di brigantaggio. Continuando a scendere verso il canyon c’è una piccola ricostruzione di una Carbonaia, più che una struttura era una tecnica, per trasformare il legname in carbone vegetale. È accessibile solo con guide Aigae autorizzate dalla Riserva e con i caschi protettivi visto che l’intero percorso escursionistico si trova in una zona di alta protezione (da norme regionali).

Il percorso inizia con 1.6 km di discesa fino a raggiungere il canyon per poi ritornare dallo stesso sentiero, per una lunghezza complessiva di 3,2 km con 190 metri di dislivello ed è composto per l’80% da scalini. All’interno della Riserva Valli cupe ci sono altri siti naturalistici di grande interesse e fruiti anche da chi non ha esperienza escursionistica come le Gole e Cascatelle del Crocchio e la Cascata del Campanaro, e vi sono anche altri sentieri più lunghi e per chi ha una buona preparazione escursionistica o per chi vuole essere guidato dalla guida come il sentiero del Monolite Petra Aggiallu, un monolite alto 18 metri, una tappa del sentiero dei Carbonai, l’Antica Città di Barbaro e molte altre bellezze che vale assolutamente la pena di vivere.

Il secondo itinerario, L’anello della Marchesa,  si sviluppa partendo da Villaggio Buturo, il primo villaggio della Sila Piccola, a 1540 m s.l.m. camminando nel bosco di Callistro (da Kalistos, il bello) per arrivare fino al fiume Crocchio, che verrà attraversato tre volte per poter proseguire il percorso.

Michela Valentino, guida Aigae
Michela Valentino, guida Aigae

La prima tappa sono i resti di una segheria ad acqua utilizzata fino alla metà del ‘900 per fare una prima lavorazione del legname che veniva fatto scendere a valle tramite il fiume stesso o via terra, per poi proseguire fino al “Vullo della Marchesa” (il Vullo è il termine dialettale di Conca/Pozza d’acqua) una profonda pozza d’acqua frequentata dalla Marchesa Maria Elia De Seta Pignatelli, così tanto da averne preso il nome. Da lì si attraversa nuovamente il fiume Crocchio tramite un ponte in cemento largo poco meno di un metro risalente al periodo fascista. Il sentiero continua in salita fino ad arrivare alla Torre dei due mari, adesso chiamata Torre della Marchesa. In questo luogo sono presenti appunto i resti della torre di osservazione ornitologica nella quale ha vissuto la Marchesa per gran parte del suo tempo passato in Calabria, dal suo arrivo, nel 1919, fino al 1942 quando tutta la parte in legno venne distrutta da un incendio lasciando solo una parte della torre e il resto delle costruzioni in pietrame e cemento armato (fu una delle prime costruzioni di questo genere nella zona).

La torre è stata un vero e proprio centro socio-culturale nella quale venivano organizzati salotti frequentati dai massimi della letteratura, arte e cultura della zona ma non solo. Anche Gabriele D’Annunzio ne prese parte e fu grande amico della marchesa tanto da descriverla “Silana Domina” (Madonna silana). A una ventina di metri dalla torre vi sono i resti di una chiesa, ancora da definire il periodo al quale risale. Il percorso continua nel bosco per circa 100 metri per poi costeggiare la strada provinciale per 900 metri fino al punto d’inizio dell’escursione. Lunghezza 6km – dislivello complessivo 110 metri.

Terza ed ultima proposta è questo sentiero che inizia dall’ex Caserma Forestale del Gariglione, un imponente struttura in stile austriaco risalente agli anni ’30 costruita dalla So.Fo.Me (Società Forestale Meridionale). Da qui, si imbocca il sentiero per raggiungere la cima del monte Gariglione che offre uno spettacolo naturalistico suggestivo, attraversando una foresta di faggi e abeti bianchi, alcuni dei quali secolari, che testimoniano quello che era il vecchio bosco del Gariglione. Questo bosco, definito dallo scrittore scozzese Norman Douglas un autentico “Urwald” o giungla vergine nel libro “Old Calabria”, fu sfruttato e raso al suolo dalle attività di taglio dei primi anni del ‘900, solo alcuni alberi vennero risparmiati e oggi sono dei veri e propri monumenti naturali. Per facilitare lo spostamento dei tronchi venne realizzata una rete ferroviaria forestale, una Decauville della quale oggi possiamo vedere qualche traccia lungo una parte di questo sentiero. Per percorrere per intero il percorso della Decauville c’è il sentiero “Anello grande del Gariglione” di 18 km.

Dopo aver attraversato il bosco in leggera salita, il sentiero raggiunge la vetta del monte che con i suoi 1765 metri sul livello del mare risulta il monte più alto della Sila Piccola, in passato punto strategico per la presenza di due sentinelle naturali: un faggio e un abete bianco usati come vedette da dove si poteva godere di una vista mozzafiato a 360° sul massiccio della Sila e sul mar Ionio riuscendo anche ad osservare l’Etna.

Oggi questo meraviglioso panorama è nascosto dalle nuove piante cresciute fino alla cima del monte. Durante il percorso si incontrano enormi piazzole dove un tempo c’erano le carbonaie, che furono negli anni passati un tassello importante per l’economia di questa zona. Verso la fine del sentiero si incontrano i resti di una “Carcara”: un forno semisotterraneo utilizzato fino agli anni ’60 per cuocere le rocce da trasformare, insieme ad acqua e sabbia, in calce; una pratica abbandonata dall’arrivo del moderno cemento.