Mauritius versione green. E il mitico “dodo” potrebbe resuscitare

Mauritius green ufficio stampa
Un viaggio diverso a Mauritius, isola tra le più belle dell’Oceano Indiano, che non mette al centro le spiagge e le località più famose, ma la natura di questa terra di grande biodiversità. Riuscendo, chissà, anche a far rivivere il leggendario dodo, uccello ormai estinto.

La destinazione si sta impegnando sempre di più attivamente per ridurre l’impatto ambientale provocato anche dal turismo. L’isola è un vero paradiso naturale da scoprire ed esplorare rispettandone però l’ecosistema e aiutando i suoi abitanti a preservarlo seguendo, per esempio, itinerari che hanno in comune il tema della salvaguardia della fauna e della flora locale, della vita marina e dell’ambiente. Come fare? Ecco alcuni suggerimenti.

Sistemazioni rispettose dell’ambiente

Il primo passo per trasformarsi da turista a viaggiatore attento e responsabile è la scelta della sistemazione in cui alloggiare che in questo caso ricadrà su una delle tante strutture (hotel, lodge, pensioni e ville) certificate dal Global Sustainability Tourism Council. Nell’isola, infatti, già da tempo i grandi Gruppi alberghieri, specie quelli di proprietà mauriziana, si stanno attivando nell’implementare pratiche e iniziative green e utilizzano solo prodotti locali, impiegano gente del posto e hanno rinunciato alle plastiche monouso.

Cibo e artigianato locale

L’esperienza sull’isola Mauritius diventa ancora più vera e profonda mangiando il cibo del luogo, provando e scoprendo i sapori della cucina mauriziana, un mix della cucina indiana, cinese, africana ed europea. Si può inoltre scegliere di acquistare prodotti dell’artigianato locale come souvenir che hanno un impatto ambientale inferiore rispetto a quelli importati e supportano l’economia dell’isola.

Mobilità sostenibile sull’isola

Si possono, per esempio, attraversare le sue lagune in paddle, oppure si può scoprire la costa pagaiando con il kayak insieme ad esperti della zona; oppure, conquistare la vetta del Piton de la Petite Rivière Noire, la montagna più alta di Mauritius con un’altezza di 828 m, facendo un’escursione in trekking con guide locali; o ancora, arrivare in cima alla Table Mountain, una delle più imponenti sull’isola, alta 556 metri, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, con tour organizzati, sempre a piedi.

Dalla costa alle isole

Le tante isole che circondano Mauritius sono tutte da scoprire. Partendo dalla costa Nord, ci sono cinque isolotti che valgono senz’altro una visita. L’Île Plate conosciuta anche come Flat Island, su cui si erge lo storico faro bianco, è la base perfetta per esplorare “The Shark Pit”, luogo di immersione per esperti subacquei in cui si possono osservare gli squali grigi del reef e gli squali pinna argentata. L’Îlot Gabriel, a circa 20 km dalla costa settentrionale di Mauritius con le sue sabbie incontaminate, acque calme e una verdeggiante riserva naturale. Poi Round Island che, dopo la sua designazione come riserva naturale nel 1957, rappresenta uno dei progetti di restauro dell’isola più longevi al mondo con il ripristino e la reintroduzione dell’habitat che ha permesso la rinascita di rettili, uccelli e piante su quest’isola disabitata. Infine, l’Île aux Serpents, la più remota e inaccessibile delle cinque isole settentrionali di Mauritius. Nonostante il nome, sull’isola non ci sono serpenti, ma ospita una grande colonia di uccelli marini. L’acqua intorno all’isola è un luogo popolare tra i subacquei, l’accesso all’isola non è consentito, ma le acque circostanti offrono molto per affascinare i visitatori.

Nella costa sud-orientale, Île aux Aigrettes, dichiarata nel 1965 riserva naturale, circondata da una barriera corallina e ricoperta dalla foresta di ebano e l’Île aux Cerfs, una stupenda isola privata a poca distanza dalla costa orientale famosa per il bianco delle spiagge.

Alla scoperta di parchi e riserve

La Mauritius più vergine si trova nel montuoso sud dell’isola. Qui c’è la Bel Ombre Nature Reserve, un parco che comprende tre riserve dove geomorfologia e clima forniscono habitat preziosi per specie vegetali e animali endemici, nonché animali esotici introdotti sull’isola.  Al centro di accoglienza del parco, il Beau Champ, ricavato in un’antica residenza estiva dei governatori inglesi e francesi, le guide accolgono i visitatori e li accompagnano nelle tre riserve, tra queste, l’area Macchabée-Bel Ombre, riserva Unesco della biosfera sin dal 1977, ospita resti della vegetazione primordiale dell’isola.

All’angolo sudoccidentale di Mauritius c’è poi la Ebony Forest, 45 ettari di foresta primaria, aperti al pubblico nel 2017 dopo che il governo mauriziano ha piantato 140mila piante indigene. A dar nome alla foresta sono l’ebano nero e ben altri dieci tipi di alberi di ebano. Nel centro visite si può vedere un filmato che racconta l’isola prima dell’arrivo dell’uomo, quando c’era il dodo, il buffo papero-gallinaccio divenuto simbolo dell’isola, estinto alla fine del 1600.

Un animale molto amato dai mauriziani e conosciuto in tutto il mondo, tanto che a gennaio 2024 la società di ingegneria genetica Colossal Biosciences ha firmato un accordo con la Mauritian Wildlife Foundation (Mwf) per far rivivere il dodo partendo da un frammento di dna mitocondriale. Ci riusciranno?

La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa Mauritius