Il turismo accessibile come opportunità, e non soltanto obbligo morale o di legge. Opportunità per i soggetti interessati, certo, ma anche per gli operatori turistici e le destinazioni. Un’occasione per molti, soprattutto in Italia, ancora mancata. È quanto emerso con forza nel corso della nona edizione delle Giornata del turismo accessibile.
Un evento ospitato da Itb Berlin Now e organizzato dall’Ente Germanico per il Turismo, con il sostegno del gruppo di lavoro Turismo per tutti dei länder federali, e dell’associazione Viaggio accessibile – Destinazioni senza barriere in Germania.
Obiettivo degli organizzatori: analizzare quale impatto ha avuto l’attuale pandemia sull’accessibilità dei servizi turistici, e quali sono su questo fronte le opportunità e le sfide per operatori e destinazioni.
Esperti, professionisti del settore e destination marketer da tutto il mondo hanno analizzato la questione da diverse prospettive, esaminando best practice e modelli di riferimento. Tra tutti un fattore comune: le strutture che adottano politiche inclusive per disabili ottengono spesso più vantaggi che svantaggi.
Come il Museum Barberini di Potsdam, ad esempio, che con la pandemia ha iniziato a offrire sin da subito tour virtuali per diversi tipi di disabilità. Dorothee Entrup, referente della direzione del museo, ha spiegato che – oltre alle classiche visite guidate in live streaming – sono stati studiati anche altri tipi di tour con solo audio, per non vedenti, e con spiegazione in linguaggio dei segni, per persone sorde. Sin da subito la risposta da parte del pubblico è stata entusiasta e, sottolinea Entrup, la loro platea si è allargata moltissimo, creando una comunità molto attiva ed entusiasta per ogni nuova iniziativa.
Ma l’iniziativa privata da sola non basta, e negli ultimi anni sono molti i Paesi che, seppure ancora molto lontani dal raggiungere un’effettiva e totale accessibilità dei servizi, hanno emanato delle leggi che mirano ad accelerare questo processo di inclusione.
Uno degli esempi più forti in questo senso è Israele. Da diverso tempo, nel Paese è stata applicata una legge che obbliga le strutture turistiche a rispettare determinati standard di accessibilità (che vanno dalla larghezza delle porte, alla presenza di bagni attrezzati, corrimano, etc). Ma, come spiegato da Yuval Wagner, fondatore dell’organizzazione Access Israel, l’unicità di questa legge, più che negli standard in sé, sta nel fatto di rendere citabili in giudizio, da parte di chiunque, gli operatori che non rispettano regole e standard o che abbiano dichiarato di offrire servizi che in realtà non offrono.
In Israele c’è una legge che obbliga gli operatori turistici all’accessibilità. All’inizio le reazioni degli operatori non sono state entusiaste. Ma con il tempo la filiera turistica ha visto una risposta in termini di clientela
Yuval Wagner, fondatore di Access Israel
Così, il successo di Israele come destinazione turistica in questi anni è stato dato anche dal fatto che persone con disabilità sanno di trovare una realtà organizzata per le loro necessità sia nei servizi pubblici che nell’offerta privata.
In Europa, è la Germania uno dei Paesi più attenti al tema dell’accessibilità, e investe molte risorse affinché città, trasporti, uffici pubblici, scuole e musei siano sempre più senza barriere e fruibili da tutti, indipendentemente dalla propria condizione fisica.
In ambito turistico, questo sforzo è testimoniato soprattutto da Travel for All, un sistema nazionale d’identificazione e certificazione per le offerte turistiche senza barriere in Germania, creato dal ministero federale per l’Economia e l’Energia, che è stato sviluppato insieme alle associazioni dei disabili.
I dati delle strutture partecipanti a tale progetto vengono raccolti da operatori indipendenti specificatamente formati sui requisiti di accessibilità per ogni tipo di disabilità, e successivamente verificati e certificati. Il sistema copre l’intera catena di servizi, il che ha anche permesso di certificare un certo numero di città tedesche, come Dortmund e Francoforte.
Un altro elemento emerso dai vari interventi è la necessità di una programmazione specifica che già a monte preveda un’attenzione all’accessibilità, anche in termini di servizi, e che non implementi soltanto in un secondo momento misure che spesso risultano insufficienti, o poco efficaci.
Come ha sottolineato Jürgen Dusel, commissario governativo per gli interessi delle persone con disabilità in Germania, «spetta alla politica la parte più importante, che è quella di pianificazione, in quanto garantire la fruibilità di strutture, trasporti e servizi, vuol dire garantire i diritti del cittadino».