Casa Livio, Milano, Foto Barbara Verduci, 2023, credits FAI
Sono le case museo milanesi, quattro delle quali oggi sono riunite in un circuito, sbarcato anche nel mondo dei podcast, e che si arricchiscono di due new entry che tra qualche anno potranno essere aperte al pubblico. Due nuove Case Museo e due Collezioni diventeranno visitabili, svelando dietro i loro cancelli e portoni storie familiari e uno spaccato inedito della società e della cultura di Milano.
Si tratta di Casa Crespi e Collezione Bagutta e Casa Livio e Collezione Grandi, recentemente donate al Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano. La Fondazione le aprirà al pubblico nel 2026 proponendole come luoghi non solo da conoscere, ma anche da vivere. Due nuove importanti donazioni, che aggiungendosi a Villa Necchi Campiglio, già bene Fai, raccontano un altro spaccato di società e di cultura tipicamente milanesi. Parlano della storia privata, dei talenti e della generosità delle famiglie che le hanno donate, e della cultura che rappresentano. Le donazioni sono accompagnate da una dote che permetterà al Fai di eseguire i primi lotti dei lavori di restauro e rendere sostenibile la gestione futura dei Beni.
La peculiarità di Casa Crespi e Casa Livio – che faranno parte assieme a Villa Necchi del circuito delle sei Case Museo di Milano – è che saranno Case Museo con una specifica vocazione. Ad animarle, infatti, due temi strettamente connessi alla loro storia ma anche alle iniziative che ospiteranno: l’educazione alla comprensione e ascolto della musica e alla pratica del disegno.
Casa Crespi, dimora borghese degli anni Trenta, è situata tra via Verga e Via Giovio, accanto alla Chiesa di San Francesco al Fopponino, progettata da Gio Ponti, con all’interno un ciclo pittorico di Francesco Tabusso, tra cui una maestosa pala d’altare. Un contesto urbano ancora poco conosciuto e frequentato dal punto di vista turistico, che potrà beneficiare di questa nuova attrazione culturale.
Casa Crespi fu progettata per l’imprenditore Fausto Crespi, proprietario di un’impresa d’eccellenza nella produzione di arredi in ferro per uffici, navi e ospedali, che vi venne ad abitare nel 1931 con la moglie e i cinque figli. La casa ne racconta la storia e la quotidianità, la vita di una borghesia imprenditoriale di grande successo, ma dal carattere austero: schiva e colta, dedita al lavoro e allo studio.
In circa novant’anni quasi nulla è cambiato in Casa Crespi: oggetti, pavimenti, arredi e decorazioni sono rimasti inalterati, fino a farne un raro contesto borghese originale in ogni suo dettaglio. L’unica modifica è dovuta alla grande passione di Alberto Crespi (1923-2022), uno dei figli, nonché il responsabile della donazione al Fai assieme al fratello Giampaolo, in accordo con i nipoti Francesco e Monica. Alberto Crespi fu tra i più grandi giuristi italiani, accademico e avvocato di personaggi che hanno segnato la storia del Paese, e anche musicista e musicologo, diplomato al Conservatorio di Milano. Il professore fece demolire un bagno di servizio al primo piano per far posto a un imponente organo a 1500 canne, ancora oggi funzionante. L’altra grande passione di Alberto Crespi era l’arte: donò nel 2001 al Museo Diocesano di Milano una collezione di 41 dipinti a fondo oro del XIV-XVI secolo; della sua raccolta d’arte rimangono in casa solo alcune sculture e quadri del Seicento romano, accanto a una biblioteca dedicata alla giurisprudenza, all’arte e alla musica.
In onore degli interessi culturali di Alberto Crespi, il Fai ha pensato di dedicare Casa Crespi al tema della comprensione e ascolto della musica, farne un luogo per offrire gli strumenti per apprezzare e comprendere la musica classica, con spazi dedicati a corsi, workshop, incontri ed eventi.
Casa Crespi ospiterà inoltre al primo piano, in maniera permanente, l’intera Collezione Bagutta, che consiste nei disegni che decoravano la storica trattoria Bagutta, nella via omonima, chiusa nel 2016 e che dal 1926 fu sede dell’omonimo premio letterario, il primo italiano istituito per iniziativa di Riccardo Bacchelli e di un circolo di amici intellettuali avventori, tra cui scrittori, giornalisti e artisti. Il corpo più cospicuo di disegni consta delle cosiddette “liste” a firma dell’artista Mario Vellani Marchi: fogli disegnati per le serate d’onore che si tenevano in trattoria, con la caricatura del festeggiato e le firme degli intervenuti, tra cui figurano personaggi di spicco della cultura e del costume dell’Italia intorno alla metà del Novecento come Filippo de Pisis, Giorgio de Chirico, Eugenio Montale, Carlo Levi, Mario Soldati e Indro Montanelli, ma anche Walter Chiari e Fausto Coppi. Il Fai restaurerà la collezione e la valorizzerà anche con una proposta di attività e iniziative legate alla conoscenza della Milano letteraria e agli artisti che la animarono.
Casa Livio fu acquisita da Riccardo Livio, industriale tessile, poco prima degli anni Venti e dal 2011 è passata in eredità ai Grandi, che oggi, grazie ai tre fratelli Grandi – Filippo, Laura ed Edoardo – la donano al Fai insieme alla collezione. Si trova in via degli Olivetani, tra San Vittore e il Museo della Scienza e della Tecnica.
La famiglia Grandi si distinse per l’attività di antiquari e collezionisti, che risale al 1810, quando fu fondata la ditta Grandi con sede in Corso Venezia: un negozio di opere d’arte, specialmente di grafica, e di antiquariato. I Grandi si ritagliarono un ruolo grazie agli ultimi proprietari della casa: Maria Matilde Grandi, detta Dilde, architetto, a fine anni ’50 con Pier Fausto Bagatti Valsecchi fondò Adrasteia, una società e un marchio affermato nella produzione di mobili e oggetti per la casa. La società si avvalse della collaborazione di designer e architetti.
Il piano terra di Casa Livio sarà dedicato alla storia della famiglia Grandi, ripercorsa anche in un video-racconto e manterrà gli arredi originali della casa.
Un secondo video-racconto sarà dedicato, invece, alla storia della Collezione, che sarà conservata al primo piano, disponibile anche a essere consultata e studiata in loco. Spazia dal Cinquecento all’Ottocento e comprende incisioni di Andrea Mantegna, disegni di Paolo Veronese. Il primo piano della casa ospiterà un vero e proprio museo, in cui saranno esposte a rotazione le opere della Collezione, secondo percorsi tematici e mostre temporanee, e sarà anche sede di laboratori per educare alla pratica del disegno.
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