La pandemia mondiale dovuta al Covid-19 ha fortemente compromesso il settore dell’ospitalità e la crisi ha colpito anche il Giappone, patria dei capsule hotel dal 1979. L’assenza della domanda, ha portato una delle più rinomate “strutture a capsula” della Capitale, l’Anshin Oyado Premier situato nel distretto Shinjuku di Tokyo, a trasformare la sua parte superiore in un’area di coworking in affitto.
Essendo una struttura modulare, la riqualificazione non ha richiesto interventi complessi: dall’ultimo piano è stato sufficiente rimuovere la struttura orizzontale centrale, quella che fa da pavimento per chi alloggia-dorme nel semipiano superiore e da soffitto per chi soggiorna al livello basso, in modo da avere una configurazione in verticale, di altezza doppia rispetto alle capsule originali.
Nell’improvvisato ministudio professionale trovano posto una sedia, una piccola scrivania e tutte le caratteristiche tecnologiche che permettono il telelavoro (cinque prese elettriche tradizionali e 2 usb). Ovviamente lo studio è dotato di wifi gratuito, oltre alla possibilità di chiedere incomodato d’uso mouse o tastiere senza fili, auricolari, smartphone, caricabatterie vari e persino le stampanti.
Non ci sono porte, ma tende che possono essere srotolate dall’alto verso il basso, a garanzia della privacy. Lo spazio non sarà enorme, ma rientra nelle disposizioni adottate nelle aziende. Per sgranchirsi, la struttura offre comunque un bar e un negozietto che vende snack.
Per essere uno smart worker dell’Anshin Oyado, il costo è 500 yen (4 euro) per la prima ora di affitto, tariffa che include 1-2 soft drink. Per una permanenza di 2 ore il prezzo raddoppia, mentre per una permanenza giornaliera – dalle 9 a mezzanotte – servono 3mila yen (24 euro), la metà del costo medio di un pernotto tradizionale.