Con l’introduzione del “coprifuoco” per contrastare la crescita della curva epidemiologica, si stanno aprendo le porte a un nuovo modo di vivere la cena al ristorante. In gergo gastronomico si definisce early dinner, in Italia, in maniera ironica, si potrebbe dire “mangiare all’ora delle galline”.
Perché, se la cena servita ben prima delle 20.30 è una pratica consolidata in moltissime realtà della ristorazione internazionale (come Copenhagen, Londra, Berlino e Tokyo), nei Paesi dell’Europa latina orari di prenotazione così anticipati sono ancora molto difficili da trovare, anche per ragioni climatiche.
In Italia, a sostenere questa possibile, nuova modalità, l’impiego sempre maggiore dello smart working. Il lavoro da remoto permette a più soggetti di gestire in maniera autonoma tempi e obblighi di lavoro, così da poter anche “anticipare” il momento in cui si spegne il computer.
Ma i ristoratori sono davvero pronti ad affrontare un inizio anticipato del servizio a cena? Ecco la posizione e le riflessioni di alcuni esponenti della ristorazione d’eccellenza, relative al concetto di early dinner:
DA VITTORIO (Brusaporto). Quella dell’early dinner è una formula che i Cerea sperimentano già con il ristorante di Shanghai, freschissimo di seconda stella Michelin. «Da Vittorio è una destinazione, la nostra clientela arriva spesso da fuori città: ciò significa – nel migliore dei casi – considerare almeno 40 minuti di viaggio per chi arriva, ad esempio, da Milano. L’unica opzione è il pernottamento presso la nostra struttura ricettiva, La Dimora, ma non riteniamo che questa possa essere la soluzione definitiva alla questione», dichiarano i Cerea.
TERRA THE MAGIC PLACE (Sarentino). La famiglia Schneider, proprietaria del Relais&Chetaux affacciato sulle Dolomiti, sostiene che: «Gli italiani per loro natura sanno essere flessibili e hanno una capacità unica di adattarsi alle situazioni. Se si tratta di anticipare un piacere – piuttosto che rinunciarci – allora sono ben disponibili anche a cambiare abitudini».
LUNASIA, HOTEL PLAZA E DE RUSSIE (Viareggio). Per Salvatore Madonna, amministratore delegato del Gruppo Soft Living Places, l’early dinner potrebbe essere una «soluzione momentanea che va incontro ai ristoratori e permette ai cittadini di avere la possibilità di cenare al ristorante anche in questi momenti complicati».
OSTERIA PERILLÀ (Rocca d’Orcia). Secondo lo chef Marcello Corrado, l’early dinner non è una soluzione che risolve il problema: «L’apertura anticipata potrebbe trovare forme di applicazione in alcune realtà ristorative soprattutto di città, ma sicuramente non è una soluzione adottabile da ogni ristorante indistintamente. Nello specifico non potrebbe essere una soluzione per l’Osteria Perillà, che si trova in un antico borgo toscano».
IL COMANDANTE DEL ROMEO HOTEL (Napoli). Si dice scettico sull’adozione dell’early dinner Salvatore Bianco, executive chef del ristorante stellato situato al decimo piano del Romeo Hotel, con vista sul golfo di Napoli. Prima di tutto per questioni organizzative: «Personalmente non credo alla possibilità di un’apertura così presto: a livello di cucina, per una questione di riorganizzazione dei turni tra pranzo e cena; a livello di clientela, perché gli orari di lavoro attualmente non permettono un’uscita così anticipata».
CLUB DEL DOGE DEL THE GRITTI PALACE (Venezia). Qui l’early dinner dovrebbe quindi essere una consuetudine ma, come spiega Paolo Lorenzoni, general manager della struttura: «In presenza di turisti provenienti da tutto il mondo, il sistema può anche funzionare, ma per i locali credo sia difficile immaginare un anticipo dell’orario di cena».
TERRAZZA GALLIA DELL’EXCELSIOR HOTEL GALLIA (Milano). Marco Olivieri, general manager excelsior Hotel Gallia, a Luxury Colletion Hotel, afferma: «Siamo molto curiosi di vedere cosa accadrà. Gli ospiti potrebbero non arrivare presto come previsto e se le restrizioni saranno di breve durata, dubito che i clienti cambieranno i propri comportamenti».
BIOESSERÌ (Milano). «Potrebbe essere un’occasione per un cambiamento nei costumi e nelle abitudini di consumo, anche se ad esempio il locale di Brera è sempre aperto, questo perché abbiamo sempre creduto di poter offrire al pubblico un luogo che accompagna ogni momento della giornata, dalla prima colazione, al pranzo, all’aperitivo fino alla cena», afferma Vittorio Borgia, fondatore del Gruppo.
LA SCALETTA (Ascoli Piceno). Per Mirko Petracci, patron della pizzeria La Scaletta, non sarebbe un problema di organizzazione: «È solo necessario trovare nuovi equilibri con il personale, ma se si è tutti allineati, è una soluzione realizzabile. Il problema è legato principalmente alle abitudini di consumo e a un fattore “stagionale».