Et voilà “The Wallà”, così un borgo veneto diventa il regno della street art

foto da ufficio stampa
Trasformare i muri di città in una grande tela diffusa, colorare gli edifici e creare un museo open air di street art: è questa la storia di The Wallà, un progetto di rigenerazione urbana partecipata che sta trasformando il volto di un borgo veneto.

Partito a maggio 2021 su iniziativa dell’associazione di promozione sociale “Collettivo BocaVerta APS”, in collaborazione con il Comune di Riese Pio X e con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Treviso, il progetto porta un nome che unisce in un gioco di parole il termine inglese wall (muro) e il paese in cui ha luogo l’iniziativa, Vallà (frazione di Riese Pio X, nel Trevigiano). Attraverso il linguaggio della street-art si vuole migliorare aree di degrado urbano e creare opportunità culturali ed economiche per il territorio, valorizzando gli immobili oggetto degli interventi degli artisti.

The Wallà si propone di trasformare i muri di edifici pubblici e privati in tele per un museo permanente a cielo aperto. Ad oggi sono state realizzate 17 opere in totale: 13 su pareti private (case, capannoni) e 4 su superfici pubbliche (scuola elementare, campo da basket e da pallavolo) e l’iniziativa è in continua espansione.

Tra le new entry, le opere di Tellas, Franco Fasoli e Pixel Pancho che hanno appena concluso i loro lavori, mentre altri due artisti, Joys e Orion prenderanno bombolette e colori in mano a settembre.

E si è appena concluso anche il festival dedicato,  “Wonderwallà Fest – La strada è un luogo di incontri”, l’evento che ha visto la realizzazione di murales e performance live. Spiega il portavoce di The Wallà, Mauro Berti: «Il nostro obiettivo è quello di modificare il percepito degli spazi, dando nuova identità ai luoghi del paese attraverso la bellezza della street art. Negli ultimi quattro anni migliaia di turisti hanno camminato per meravigliarsi della bellezza che appare sulle nostre strade. Tra le opere più apprezzate, quelle di artisti di livello internazionale come EricailCane, Stenlex, Millo e Agostino Iacurci. I nostri tour sono sempre molto partecipati, siamo disponibili ad organizzare viaggi guidati coi nostri volontari».

Il primo cantiere portato a termine quest’estate è stato quello di Tellas, pseudonimo di Fabio Schirru, artista sardo. L’opera si inserisce in una nuova serie di lavori chiamato “patterns and grids”, uno studio suggerito dalla parete ricca di finestre con balconi.
Si è concluso anche il cantiere di Pixel Pancho, artista torinese, classe 1984. «Nel murale “La dolce vita” l’artista sottolinea il rapporto tra uomo-animale e natura; tre robottini, che incarnano simbolicamente la famiglia, guidano una mandria, chiaro riferimento al conformismo della società contemporanea, all’omologazione, alla massa che si sposta a seconda di chi la guida – scrive Antonella Alban, la critica d’arte che ha seguito il progetto -. Qui troviamo il messaggio di Pixel Pancho: l’uomo, troppo impegnato a guadagnare e possedere, non si ferma a riflettere, non ha un pensiero critico e crede a tutto ciò che gli viene detto dalla politica, dall’economia, dal consumismo. I robot del passato e l’androide del presente sono emblemi di alienazione e di una tecnologia».

Interesse ha destato anche Franco Fasoli, artista argentino di origine italiana. «Seguendo la tradizione dei muralisti storici, Jaz narra le contraddizioni della società argentina attraverso simbolici riferimenti all’attuale situazione politica, il suo è uno spazio di denuncia, espressione di forza intellettuale e formale – scrive ancora Alban -. Così si mescolano i ricordi di una cultura contadina legata alla figura della nonna, assieme alla rappresentazione di brandelli di narrazione contemporanea, nella quale prevale un messaggio ironico e critico nei confronti degli avvenimenti reali, una sorta di confronto e di intreccio tra passato e presente, tra storia e quotidianità, nel nome della libertà».

Dal 25 al 30 settembre sarà invece l’ora di Joys & Orion, il murales sarà realizzato presso l’Officina De Marchi di Via Montello. Sarà seguito a distanza nel suo operare, come è accaduto anche con gli altri street artist, da un team di studiosi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, impegnati in un progetto di salvaguardia della street art italiana.

La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa.
I tag dell'articolo
, , ,