Il 2026 segna l’inizio di una nuova era culturale per Bruges con l’apertura di Brusk: la storica cittadina belga inaugura una grande open house destinata a diventare il polo innovativo del futuro Bruges Museum Quarter.
La nuova venue punta anche a ridefinire il modo in cui la città contamina la propria eredità storico-artistica con le visioni più avanguardistiche della creatività contemporanea.
Dal nome (che è un acronimo, in linea con la passione nordica per le abbreviazioni), Brusk ha infinite possibilità di significato – “Stimolo artistico di Bruges”, “Galleria d’arte urbana”, “Centro d’arte di Bruges” – e racchiude l’idea di uno spazio in cui il patrimonio dei maestri fiamminghi dialoga costantemente con le più avanzate forme di ricerca creativa.
Progettato con tecnologie sostenibili dagli studi Robbrecht and Daem Architects e Olivier Salens Architects per essere in armonia con il paesaggio esistente, Brusk si sviluppa su due livelli: al piano terra, in uno spazio aperto che dialoga con il suo esterno, un community space – con reception, bookshop e caffetteria – e un auditorium con un ricco programma di spettacoli, conferenze ed eventi accoglieranno un pubblico variegato e internazionale. La luce naturale, che illumina la grande scala centrale, conduce poi al primo piano, dove le maestose campate di 13,75 metri delle due sale espositive ospiteranno le esperienze culturali e artistiche del nuovo polo, la cui inaugurazione è prevista per l’8 maggio 2026.
A segnare l’avvio ufficiale del programma ci sono due mostre che ne rendono subito chiara la direzione artistica: radicare la città nel proprio passato globale, aprirla all’innovazione tecnologica e ampliare lo sguardo alla creatività contemporanea e alla sua interpretazione delle sfide del presente.

L’apertura segna il debutto assoluto, in Belgio, di Refik Anadol, artista turco-americano pioniere nell’arte digitale e noto in tutto il mondo per le sue installazioni immersive basate sull’intelligenza artificiale. Per Brusk Anadol realizza una nuova opera – in mostra fino all’8 novembre 2026 – generata dai dati relativi a Bruges (dalle reti medievali, alle strutture architettoniche, alle ricche collezioni d’arte della città) e pensata per esplorare la relazione tra esseri umani, sistemi digitali ed etica dei dati, offrendo un’esperienza che supera la dimensione estetica per interrogare il modo in cui percepiamo e archiviamo la memoria collettiva. La mostra aprirà l’8 maggio per terminare l’8 novembre 2026.
L’esposizione “Bigger Picture” – in mostra fino al 6 settembre 2026 – offre invece una rilettura straordinaria del periodo medievale di Bruges grazie allo storico britannico e professore dell’università di Oxford Peter Frankopan, attraverso un percorso in cinque capitoli. La città, al centro delle reti commerciali che univano Scandinavia, Mediterraneo, Oriente cristiano e mondo islamico, emerge come protagonista di una storia più ampia fatta di scambi, viaggi e idee. Capolavori provenienti da importanti musei internazionali e dalla collezione del Musea Brugge riportano così alla luce questa fitta trama di relazioni, invitando il pubblico a considerare la globalizzazione non come fenomeno moderno, ma come dinamica antica, capace di trasformare culture e prospettive.