Avvolti da un abbraccio virtuale di dipinti digitali, tra luci, immagini e video di icone del passato e della cultura italiana, accompagnati da suoni persistenti e da un ritmo carismatico: questa è la sensazione che si prova di fronte a “Luce”, l’ultima opera digitale dell’artista romano Quayola, in onore del centenario dell’Archivio Luce.
Si tratta di un’installazione immersiva sul monumentale schermo del Teatro 18 di Cinecittà, lo smart stage a forma di mezza luna con uno dei ledwall più grandi d’Europa per riprese virtuali.
Le opere catturano l’energia frenetica delle città, con persone in movimento, balli, tradizioni e momenti di socialità. Il rimando a vecchie glorie del cinema e del teatro introduce nel tutto un tocco di nostalgia e glamour.
La capacità e la creatività di Quayola nel reinterpretare le immagini ricorda il gioco degli “elastici”. Come da bambini si intrecciavano per creare forme e movimenti fluidi, così le rielaborazioni di luce dell’artista si muovono attraverso lo spazio, creando una danza luminosa che cattura l’immaginazione.
Nel mio lavoro – spiega Quayola – rifletto sul vivere in un’epoca permeata dalle nuove tecnologie, dove lo sguardo umano si ibrida con quello degli apparati tecnologici. La tecnologia amplifica le percezioni umane
Attraverso l’analisi di migliaia di immagini e video, tra tradizione pittorica e ricerca tecnologica, Quayola ha così dato nuova vita – in questa tappa unica dell’evento – ai materiali dell’Archivio Luce, che continua a essere un centro propulsore di arte e cultura, capace di affascinare pubblici diversi e di stimolare nuove riflessioni sulla nostra identità collettiva, guardando al futuro mantenendo vivo il legame con il passato. Un esempio della capacità del nuovo corso dell’Istituto Luce, che intende fare cultura e non semplicemente conservarla.