Se lo chef dell’hotel è stellato: le new entry Michelin 2020

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È stata pubblicata la 65esima edizione della Guida Michelin Italia. Presentata al Teatro Municipale di Piacenza, la “sacra Bibbia” della ristorazione è uno degli appuntamenti più attesi dagli addetti al settore e, anno dopo anno, conferma o arricchisce la lista degli indirizzi in cui vale la pena sostare.

L’edizione 2020 della versione Italia propone ai suoi lettori oltre 2.700 alberghi e ristoranti. 33 le novità, tra le quali un nuovo tre stelle, due nuove due stelle e trenta nuovi ristoranti stellati, per un totale di 374 strutture insignite del prezioso riconoscimento. Enrico Bartolini è il nuovo tristellato italiano. La guida ha assegnato tre stelle al suo Mudec di Milano. Salgono così a 11 gli chef con il più alto riconoscimento del settore.

A brillare anche i ristoranti di rinomati hotel lungo lo Stivale. Tra questi, spiccano le due new entry siciliane: il ristorante Otto Geleng del Grand Hotel Timeo di Taormina, in provincia di Messina, e Zash dell’omonimo boutique hotel a Riposto, in provincia di Catania. Il riconoscimento per il Timeo va a Roberto Toro, da oltre 5 anni chef del più antico hotel di Taormina che fa parte della catena Belmond. Lo chef di Zash è invece Giuseppe Raciti, che lavora per la famiglia Maugeri, proprietaria dell’hotel di Riposto inaugurato sette anni fa.

In Campania, terza sul podio con 44 ristoranti stellati e una provincia, quella di Napoli, sempre in vetta con 26 ristoranti, Domenico Candela, chef del ristorante George del Grand Hotel Parker’s di Napoli, fa il suo ingresso nel firmamento delle stelle Michelin. A un anno dall’apertura del nuovo George, al sesto piano dello storico cinque stelle partenopeo, il riconoscimento premia il progetto dei fratelli Avallone che da sempre investono nella città e nell’albergo di famiglia.

Spostandoci sulla costa, a Capri, il ristorante Le Monzù dell’Hotel Punta Tragara si aggiunge alla lista nell’edizione 2020 della famosa guida rossa. Un nome che richiama alla tradizione napoletana e caprese, infatti Monzù deriva dal francese Monsieur, una storpiatura dialettale che richiama i maestri delle cucine aristocratiche napoletane e borboniche. Al comando delle cucine c’è lo chef Luigi Lionetti, che propone menù à la carta e degustazioni con rivisitazioni della tradizione campana.

Il Glicine, ristorante gourmet dell’Hotel Santa Caterina di Amalfi, illumina la costiera. Il cambio di rotta operato dallo chef Giuseppe Stanzione, entrato nelle cucine da poco meno di un anno, ha portato a casa una stella Michelin.

«Si è deciso di scommettere su un cuoco locale che aveva già ottenuto la stella Michelin per il Ristorante Casa del nonno 13 ed il Ristorante Le Trabe a Paestum. Tanto pesce, attenzione alla materia prima e piatti della tradizione alleggeriti con grazia. Abbiamo scelto una strada che è stata premiata. Un successo per tutto il Santa Caterina», dichiarano le proprietarie Ninni e Giusy Gambardella. La stessa famiglia che da quattro generazioni  (1904) porta avanti l’albergo.

Lorenzo Montoro, executive chef de Il Flauto di Pan a Villa Cimbrone a Ravello, guadagna il primo riconoscimento a cinque punte della sua carriera. Un risultato straordinario per il talento di Sarno, oramai ravellese d’adozione, che ha sempre cercato l’innovazione senza mai tradire il territorio, la natura e la biodiversità della Costiera Amalfitana.

La Toscana, al secondo posto della guida con 40 ristoranti, arricchisce la lista con il Ristorante Santa Elisabetta al primo piano dell’Hotel 4 stelle Brunelleschi di Firenze. La brigata di cucina è guidata dall’executive chef Rocco De Santis, con la sua sintesi brillante e creativa di Campania e Toscana e la passione per la ricerca continua del ricordo, vero fil rouge della carta.

«Con grande orgoglio riceviamo questo importante riconoscimento che costituisce la più grande ricompensa per gli sforzi di tutto il nostro team, e un’enorme soddisfazione per la proprietà che ha sempre supportato fermamente il progetto di una ristorazione di qualità per il Brunelleschi Hotel», ha dichiarato il general manager Claudio Catani.

Pari merito al secondo posto il Piemonte, con 4 novità e 46 ristoranti stellati. Grande commozione per lo chef Giorgio Bartolucci alla guida del ristorante Atelier dell’Hotel Eurossola di Domodossola. Quella dei Bartolucci è una tradizione familiare, il padre Sergio dopo avere gestito per anni la trattoria Moncalvese aveva rilevato l’ex Hotel Spinoglio, e negli anni ’80 è stato il promotore di un’elevazione della cultura enogastronomica locale, creando piatti entrati nella storia come gli gnocchi all’ossolana.

La Lombardia è la regione più stellata, con 6 novità e un totale di 62 ristoranti. Tra le new entry l’elegante ristorante L’Aria del Mandarin Oriental sul Lago di Como, che si aggiudica la sua prima stella a pochi mesi dall’apertura. Premiato il talento, la creatività e il lavoro dello chef Vincenzo Guarino. La sua è una cucina che unisce tradizione mediterranea e modernità, connubio maturato anche grazie alle sue esperienze passate, vissute al fianco dei Grandissimi della cucina, come Gualtiero Marchesi a Capri, Peter Wyss a Gstaad e Fredy Girardet a Crissier.

La Valle d’Aosta può vantare lo chef stellato più giovane di sempre. A soli 28 anni, con già una carriera strabiliante alle spalle, Paolo Griffa ha portato all’eccellenza i ristoranti Petit Royal, Bistrot e Grand Royal del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur.

«Sono orgoglioso per me, per la mia intera brigata e per tutto lo staff dell’Hotel Grand Royal di Courmayeur di ricevere oggi quello che per me è il punto più alto della mia carriera fino ad ora – dice Paolo Griffa – l’emozione che provo mi dà conferma di tutto il lavoro svolto in questi anni insieme al mio team, che di certo non si fermerà qui. Non è un punto di arrivo, ma una grandissima partenza per tutti noi».

A queste regioni si aggiunge il Veneto, a quota 37 ristoranti, con due novità. Tra le province, oltre Napoli, Roma spicca con 24 indirizzi. Seguono Milano con 20 ristoranti, la cui vitalità in molti campi vede oggi finalmente premiata anche la sua scena gastronomica grazie al nuovo tre stelle. Bolzano con 19, Cuneo a quota 18.

Nella Guida Michelin 2020, i ristoranti che propongono una cucina che vale il viaggio, e quindi le ambite stelle, sono: Piazza Duomo ad Alba (CN), Da Vittorio a Brusaporto (BG), St. Hubertus, a San Cassiano (BZ), Le Calandre a Rubano (PD), Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio (MN), Osteria Francescana a Modena, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, Reale a Castel di Sangro (AQ), Mauro Uliassi a Senigallia (AN) e Enrico Bartolini al MUDEC a Milano.

«Anno dopo anno, la Guida rileva che la straordinarietà della nostra cucina sta nell’eccellenza dei prodotti, nelle tradizioni radicate nel territorio e nella capacità di innovare. Forse è “tutto qui”, ma essere semplici e allo stesso tempo innovativi è un duro lavoro, che esige costanza, passione e collaborazione. Congratulazioni, quindi, a tutti gli chef e ai loro team che danno risalto alla scena gastronomica italiana, che può andar fiera dei suoi 374 ristoranti stellati», ha commentato Sergio Lovrinovich, direttore Guida Michelin Italia.

In occasione della presentazione della Guida, sono stai conferiti 4 premi speciali: Mentor Chef Michelin 2020, by Eberhard assegnato a Gennaro Esposito, Ristorante Torre del Saracino, Vico Equense. Giovane Chef Michelin 2020, by Lavazza assegnato a Davide Puleio, Ristorante L’Alchimia, Milano. Servizio di Sala Michelin 2020, By Coppini assegnato a Sara Orlando Ristorante Locanda di Orta, Orta San Giulio. Passion for Wine Michelin 2020, By Consorzio del Brunello di Montalcino Rino Billia, Ristorante Le Petit restaurant, Cogne.

La Guida Michelin è nata in Francia nel 1900 dalla volontà dei fratelli Édouard e André Michelin, fondatori dell’omonima azienda, di aiutare le poche migliaia di automobilisti francesi alle prese con un viaggio che, allora, era spesso avventuroso, la guida inizialmente conteneva informazioni pratiche e indicazioni su dove mangiare e dormire. In Italia, la prima Guida Michelin è del 1956.

I rigorosi criteri di selezione, applicati in modo omogeneo in 30 Paesi, rendono la Guida Michelin un riferimento nel campo della ristorazione. Gli ispettori operano in modo anonimo seguendo una consolidata metodologia in tutto il mondo e pagano il conto al ristorante, valutando esclusivamente la qualità della cucina in base a cinque criteri: qualità dei prodotti, gusto e abilità nella preparazione dei piatti e nella combinazione dei sapori, cucina rivelatrice della personalità dello chef, rapporto qualità/prezzo e continuità nel tempo e nel menu.

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