In principio fu Assassin’s Creed 2: era il 2009 e gli ideatori del celebre videogame decisero di ambientarne uno dei capitoli nel Rinascimento italiano. Tra le città rappresentate c’era anche il borgo medievale di Monteriggioni, in provincia di Siena, che improvvisamente si vide arrivare frotte di turisti internazionali.
Erano alla ricerca dei luoghi in cui era ambientato il videogame, di cui all’epoca l’amministrazione non sapeva nulla, ma negli anni decine di migliaia di persone l’hanno scoperto grazie al videogioco, tanto che nel frattempo il comune si è rimboccato le maniche ed ha lanciato una serie di prodotti turistici a tema, da festival e rievocazioni, all’Assassin’s Creed Tour.
È il turismo videoludico, bellezza, ed è destinato a crescere, ecco perché è importante conoscerlo e farne tesoro, come ci spiega un esperto, Fabio Viola, game designer e progettista di turismo videoludico.
Si parla di un pubblico che solo in Italia conta 13 milioni di appassionati, che sono addirittura qualcosa come 2 miliardi nel mondo. “Il Paese che gioca di più è la Cina, poi ci sono giapponesi, nord coreani, americani, canadesi, australiani, russi, in media di under 40, e attraverso i videogiochi scoprono luoghi e attrazioni, riprodotti più o meno fedelmente, e così decidono di andare a scoprirli e visitarli dal vivo”, spiega Viola. Ecco quindi che accanto ai movimenti spontanei che regalano spesso fama improvvisa e imprevista, arriva una ghiotta opportunità per promuoversi a un pubblico internazionale e potenzialmente senza confini.
“In fondo è l’evoluzione del turismo cinematografico, solo che mentre le film commission sono ormai diffuse, ancora poco o nulla è stato fatto sul fronte dei videogame”. Che invece, ormai, tra sceneggiature, trame e location, sono assolutamente paragonabili ai lungometraggi e hanno un pubblico più vasto che spesso ancora sfugge alle modalità classiche di pubblicità. Ma qualcosa si sta muovendo: “Anche in Italia ci sono destinazioni che iniziano a creare gamification e ad attrarre i creativi”.
Da un lato ci sono produttori di videogame che spontaneamente decidono di inserire storie e luoghi nel racconto. È il caso ad esempio di Civita di Bagnoregio, l’antico borgo conosciuto anche come la città che muore, la cui fama è arrivata fino in Giappone grazie ad un film di animazione.
Ma non serve attendere che qualche creativo si innamori di un borgo: sono le amministrazioni, gli enti di promozione, le realtà locali che possono stimolare i diretti interessati, e non occorrono sempre budget hollywoodiani. “Anche nei videogame si è fatto strada l’indie, non dobbiamo pensare solo ai colossi come Sony o Nintendo, oggi anche piccole case di produzione e singoli creatori possono distribuire nei negozi digitali giochi che arrivano a fare milioni di download, e quindi diventa un mercato accessibile anche alle piccole realtà turistiche. Per questo alle località dico: unitevi in consorzi, andate a bussare alla porta dei creativi, partecipate alle fiere di fumetti e videogiochi”.
Quali sono i progetti in corso in Italia?
Tra gli antesignani c’è Father and son, realizzato dal Museo Archeologico nazionale di Napoli: attraverso la storia di un padre e di un figlio che non lo ha mai conosciuto si parte alla scoperta del museo e di tutta la città partenopea. “Lanciato nel 2017, il gioco ha visto milioni di download, quasi tutti dall’estero, e 50mila persone hanno visitato il museo direttamente spronati dal game. Come? Disponibile in undici lingue, tra cui cinese, giapponese e russo, comprende azioni che si possono completare dal divano di casa, ma se ti rechi al museo fisicamente l’app gratuita ti riconosce grazie alla geolocalizzazione e sblocca contenuti aggiuntivi”.
È recentissima, invece, l’iniziativa del Comune di Alghero che ha partecipato e vinto i fondi di un programma europeo legato alla gamification come leva per incentivare il turismo esperienziale, Med Gaims Gamification for memorable tourist experiences. “La città ha creato un brand, Play Alghero, e iniziato la produzione di dieci giochi, dieci esperienze che saranno pronte nel 2022 e che uniscono attività digitali e fisiche ambientate sul territorio, dal centro storico agli scavi archeologici, per promuoverlo in maniera inedita e internazionale. Come Alghero, stanno lavorando a progetti simili, all’estero, il Libano, la Giordania e la Spagna”.
Anche Ravenna ha deciso di giocare la partita, e ha indetto una call per la creazione di un videogioco ambientato in città, lanciando un hackaton (Ravenna Hack the City) per un progetto di game-storytelling dal basso, raccogliendo decine di idee e sceneggiature. I finalisti riceveranno una formazione dedicata e il vincitore sarà accompagnato da un team tecnico per la realizzazione del suo progetto”.