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Yoga e museo-terapia? Ora si può al Guggenheim di Bilbao

L’arte fa bene. Immergersi nel bello, godere di un quadro, una scultura, una foto d’autore, ci fa stare meglio e giova al nostro benessere. E non si tratta solo di una constatazione empirica e di un sentimento condiviso.

Il valore benefico viene riconosciuto anche dagli esperti, che sempre di più diffondono l’arte-terapia e non solo, le visite ai musei cominciano anche a essere vere e proprie prescrizioni mediche, come avevamo raccontato qualche tempo fa.

E ora arriva un rappresentante illustre dei musei mondiali a sancire gli effetti positivi dell’arte, a patto che venga vissuta nel modo giusto, libera da distrazioni e con un approccio originale. Parola d’ordine è slow. Si può visitare un museo e non solo ritemprarsi lo spirito, ma anche riconnettersi con se stessi.

Ed è il Guggenheim Museum di Bilbao a dirlo. Il celebre museo di arte contemporanea situato nell’edificio progettato dall’archistar canadese Frank O. Gehry lancia Wellebeing through Art, il nuovo programma che vuole ispirare i visitatori a trarre il massimo di benessere dalle opere d’arte, con l’obiettivo di ridurre lo stress, riconnettersi e magari anche combattere disagi come il senso di solitudine. Il museo invita così a percorrere le sue gallerie e le sue esposizioni seguendo i principi della mindfulness, prendendosi il proprio tempo, e anche partecipando a sessioni di yoga e visite guidate speciali con esercizi di respirazione. Ammirare un’opera d’arte, spiegano, può aiutare la consapevolezza, ma anche competenze come creatività e spirito d’osservazione.

Al Guggenheim spiegano che, secondo studi recenti, visitare un museo ha due effetti positivi complementari: aumenta il benessere spingendo su sensazioni positive e aumentando il senso di connessione con gli altri e con se stessi, e al tempo stesso riduce il senso di disagio smorzando gli atteggiamenti negativi.

Come viene messo in pratica questo programma? Con una serie di ‘inviti’ e iniziative. Innanzitutto, il museo invita  suoi visitatori a rallentare, a concentrarsi, spegnendo quel pilota automatico che ci guida nella vita veloce e piena di stimoli di ogni giorno, per godersi appieno invece quelli che ci consegna un’opera d’arte. Ecco quindi Slow Gazing, il programma con cui si invita a respirare a fondo e assaporare le sensazioni risvegliate dall’opera che si sta guardando, e si può fare attraverso un file audio, una traccia scritta e anche tour di gruppo dedicati per scoprire come praticare passo dopo passo un’osservazione dell’arte all’insegna della mindfulness.

C’è poi la Quiet Hour, ogni mercoledì dalle 14 alle 15.30, in cui si invita a visitare il museo individualmente ponendo attenzione ai dettagli anche grazie a una meditazione guidata che si può scaricare dal sito del museo, da iniziare ad ascoltare nell’atrio come punto di partenza ideale per un tour del Guggenheim Museum Bilbao.

Infine, ecco Museum in airplane mode, un’esperienza che si può facilmente intuire. Così come in aereo siamo costretti a spegnere il cellulare, così il Guggenheim invita a disconnettersi dalla tecnologia per focalizzarsi davvero su cosa si ha intorno. Sembra difficile nell’epoca dei tanti stimoli tra notifiche, messaggi e selfie a tutti i costi. Eppure basta poco, per abbandonarsi al puro piacere dell’arte senza interruzioni.  

Mariangela Traficante

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