FOOD

Uno spicchio di Napoli in Messico: la pizzeria “Quartieri” sull’isola di Holbox

Gustarsi una vera pizza napoletana a due passi da una spiaggia caraibica, tra colori e atmosfere tipicamente messicane: è possibile, basta entrare da Quartieri.

Siamo a Holbox, un’isola messicana che ha saputo – o potuto – mantenere più di altre il suo sapore caraibico autentico. Posta a nord di Cancún, all’estremità della penisola dello Yucatan, appartenente allo Stato del Quintana Roo, e separata dalla terraferma da una laguna.

Tanta natura incontaminata, mangrovie, sabbia bianca, e un piccolo centro abitato dai ritmi rilassati dove, appunto, è possibile ora assaporare anche una vera pizza napoletana. È questo il locale nato dall’idea tenace di tre amici, Davide, Andrea e Francesco, che hanno messo insieme risorse e competenze – nella ristorazione, nella progettazione, nella comunicazione – per portare un angolo di Napoli ai Caraibi.

Un sogno da realizzare che nasce da chiacchierate tra amici, un progetto che prende vita, supera l’impasse globale della pandemia e diventa realtà, grazie all’intraprendenza e alla tenacia di un gruppo di giovani imprenditori e amici, col cuore a Napoli ma lo sguardo cosmopolita, e lo dimostra anche la call in cui ci siamo virtualmente incontrati per farci raccontare di Quartieri, una triangolazione tra Londra, Napoli e naturalmente Holbox.

L’idea? «È stata quella di portare un pezzo di Napoli a Holbox, e lo abbiamo chiamato Quartieri per dare un senso di casa e di accoglienza – raccontano i fondatori -. Volevamo portare con noi qualcosa della nostra origine e della nostra storia dall’altra parte del mondo.. E al tempo stesso cercavamo un nome, un concetto che unisse Napoli e il Messico. La creazione stessa del locale è stata fatta in armonia con l’atmosfera dell’isola, con tanto legno, colori tenui, Lampadari fatti a mano, luci calde, atmosfera accogliente, con eventi live la sera e l’idea di crescere ancora».

Il primo seme di quel che sarà nasce nel 2016, con l’idea di creare qualcosa proprio in questo angolo di Caraibi in cui per vari motivi di lavoro i fondatori si erano imbattuti. Si parte con il progetto, si rimanda causa covid ma non si abbandona. «Ci ritroviamo a parlarne durante una cena e cresce il desiderio di provarci», raccontano. Nel frattempo, l’arte del pizzaiuolo napoletano era anche diventata Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, sancendo anche a livello ufficiale la fama mondiale della pizza napoletana doc.

Che così è anche varcando la soglia di Quartieri: «Abbiamo fatto venire appositamente da Napoli il forno che è diventato potremmo dire il centro del locale, il suo cuore ben in evidenza per chi entra – spiegano -. E utilizziamo come materie prime solo prodotti italiani, dalle farine ai salumi, dalla burrata alla pasta, che abbiamo introdotto in menù da qualche tempo, e che arrivano grazie a una serie di distributori. Quello che intendiamo fare è mantenere alta la qualità del prodotto».

L’apertura è arrivata a dicembre 2022, con la fase di startup curata da un pizzaiolo napoletano. E anche se lo staff è internazionale, una voce e una mano italiane dietro al banco ci sono sempre.

E da qualche tempo Quartieri ha anche una sua immagine simbolo, che in fin dei conti unisce l’anima partenopea con quella locale: un grande murale che adorna una parete accogliendo gli avventori, opera di un’arista francese giramondo che qualche mese fa ha fatto tappa qui. Holbox – come del resto il Messico in generale, non possono non venire in mente le opere di Diego Rivera – è molto legata al muralismo, la street art è diffusa ai vari angoli, ed ecco dunque che è entrata anche nel ristorante, raffigurando uno squarcio su Napoli tra scugnizzi, panni appesi, Spaccanapoli e i bassi.

E il connubio tra le due anime si esprime anche in una pizza molto particolare: «L’isola di Holbox è famosa per le aragoste, che ci arrivano fresche tutti i giorni. E così abbiamo creato la pizza all’aragosta, che unisce anche il pomodoro, la menta e il limone. La ricerca nei prodotti continua sempre, così come nella volontà di valorizzare quello che abbiamo da offrire, il nostro prodotto e la nostra qualità».

Mariangela Traficante

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