ANOTHER ITALY

Tutti a bordo nel cuore della Valtellina, dove parte il Trenino del Bernina

Il Trenino rosso del Bernina evoca subito alla mente i panorami di montagna, le rotaie tra i boschi, l’aria sottile e pura delle maestose Alpi che segnano il confine tra Italia e Svizzera.

Forse non tutti sanno che l’iconico treno, gioiello su rotaie capace di arrampicarsi tra valli e ghiacciai, parte proprio dall’Italia: più precisamente da Tirano, cittadina nel cuore della Valtellina.

Di origini romane, Tirano ha sempre avuto un ruolo strategico come nodo di comunicazione, sorgendo nel punto d’incontro tra la Valtellina e la Valposchiavo, incorniciata tra il massiccio del Bernina a nord, lo Stelvio a nord-est e le Alpi Orobie a sud.

Situata a soli 2,5 km dal confine con la Svizzera, Tirano è da sempre un vero Crocevia delle Alpi. Qui si incontrano la Ferrovia della Valtellina, che collega Tirano a Milano, e la Ferrovia Retica, che unisce l’Italia al Canton Grigioni. La città è inoltre attraversata dalla Strada Statale 38 dello Stelvio, che porta a Bormio, e dalle vie per l’Engadina e per il Passo dell’Aprica, che collega la Media Valtellina alla Valcamonica e al lago d’Iseo.

Nel complesso il viaggio sul Trenino Rosso del Bernina da Tirano a St. Moritz copre una distanza di poco oltre i 60 km, per una durata di due ore e mezza senza soste. Questa linea ferroviaria, Patrimonio dell’Umanità, è famosa per superare un dislivello mozzafiato di 1.824 metri, partendo da Tirano (429 m) e raggiungendo l’Ospizio Bernina alla quota record di 2.253 metri. La pendenza massima è eccezionalmente ripida (70 per mille), permettendo al treno di coprire l’intera ascesa fra le vette in soli 22 km in linea d’aria, grazie a ponti e curve da record.

Lungo il tragitto

A Tirano si sale quindi su uno dei celebri vagoni rossi per iniziare l’escursione sul Trenino Rosso del Bernina: un capolavoro di ingegneria che si integra con i paesaggi alpini.

Nei primi quindici minuti di viaggio si attraversa il territorio italiano e lo sguardo è catturato dalle meraviglie del paesaggio. Primo fra tutti, il Santuario della Madonna di Tirano, che si staglia con il suo elegante campanile davanti agli occhi dei viaggiatori.

Sorto dove avvenne l’apparizione mariana del 1504, questo Santuario è considerato il più importante esempio di architettura rinascimentale della Valtellina. Al suo interno custodisce autentici capolavori, come l’organo monumentale seicentesco sospeso su otto colonne scolpite e l’altare maggiore in Nero di Varenna, un raro calcare lucidato dal grande fascino. Meta di devozione, rappresenta anche il punto d’arrivo del Cammino Mariano delle Alpi.

Poco oltre la cittadina, i declivi dedicati alla viticoltura accompagnano il percorso del treno: qui cresce il vitigno Nebbiolo, localmente chiamato Chiavennasca, alla base dei vini valtellinesi come lo Sforzato di Valtellina e il Valtellina Superiore Docg. Dal finestrino, in ogni stagione, il paesaggio si trasforma: se l’immagine più ricorrente è quella dei candidi panorami invernali, anche gli scenari d’autunno sono altrettanto suggestivi, con variopinti terrazzamenti che passano dal verde acceso al dorato e al color ruggine.

Tra questi vigneti, realizzati con la tradizionale tecnica dei muretti a secco (Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco dal 2018), spicca sul versante orientale la chiesetta di Santa Perpetua, uno dei luoghi di culto più antichi della Valtellina, della seconda metà del XII secolo. Situata lungo la via per il Passo del Bernina, la sua posizione strategica la rese per secoli una tappa naturale per viandanti e pellegrini, che trovavano accoglienza nello xenodochio, l’antico ostello di cui restano ancora oggi le tracce.

Il trenino continua poi a salire, lasciandosi alle spalle la valle e i suoi borghi per immergersi nel silenzio dei boschi di castagni, carichi di ricci e di foglie dalle intense cromie. L’ultima tappa prima del confine con la Svizzera, l’area di Piattamala, è un luogo sospeso tra storia e mistero. Qui, tra i crotti in pietra, si nasconde un affascinante sito archeologico dove sono stati rinvenuti due pugnali decorati dell’età del Bronzo (XVII secolo a.C.), e un grande edificio degli anni Venti del secolo scorso che serviva come centrale idroelettrica.

Lasciata infine l’Italia, il treno si dirige verso il Viadotto Elicoidale di Brusio, per inoltrarsi nel cuore delle Alpi, accompagnando i viaggiatori in un percorso che è insieme naturale, storico e culturale fino a St. Moritz, emblema del lusso e della tradizione turistica d’alta quota.

La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa.
Marco Merli

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