La tendenza è in atto da tanto e ora è sbarcata anche nella Capitale d’Europa. Alla stregua di un trattamento o di un farmaco, a Bruxelles è nato infatti un progetto pilota in base al quale ai pazienti di un ospedale psichiatrico, Paul Sivadon, verranno rivolte “prescrizioni museali”, ricette che sembrano ricordare in tutto e per tutto prescrizioni tradizionali ma con un qualcosa di decisamente originale. Verrà indicato il nome del museo che il paziente desidera visitare e chi lo accompagnerà. E naturalmente sarà firmata dal medico. Sarà la stessa città di Bruxelles a farsi carico dei biglietti d’ingresso per il diretto interessato e per un massimo di tre accompagnatori.
Del resto, è stata proprio l’Organizzazione Mondiale della sanità a ribadirlo in uno studio: concedersi un giro al museo, lasciarsi coinvolgere dall’arte può avere funzione terapeutica, nel senso che può migliorare la salute delle persone, in generale riducendo lo stress. Lo studio si concentra sul ruolo che l’arte ha nel migliorare salute e benessere ed ha preso in considerazione circa 900 pubblicazioni sul tema tra medicina, psicologia, antropologia e neuroscienze. E sono tanti già gli esperimenti lanciati in giro per il mondo che uniscono salute e arte e cultura.
In Québec per esempio già dal 2018 i medici possono prescrivere ai propri pazienti una visita al Museo di Belle arti di Montréal.
Si tratta di un progetto che vede la collaborazione tra Médecins francophones du Canada ed il Montreal Museum of Fine Arts -Mmfa). L’iniziativa permette ai pazienti, indipendentemente dalla propria patologia, di accedere gratuitamente al museo per visitarlo, grazie alla prescrizione di un medico. Il museo prende anche parte a programmi di terapia artistica e a studi clinici mirati ad analizzare gli effetti di queste visite sulle persone affette da vari problemi di salute mentale e fisica.
Del resto, ormai si parla tanto di esperienze nel mondo del turismo, e quelle che prevedono la visita a un museo, una mostra o una galleria d’arte possono stimolare la serotonina e abbassare gli ormoni che provocano stress e ansia. Secondo quanto fatto sapere dall’associazione dei Medici francofoni del Canada, visitare un museo non aiuta solo chi soffre di problemi psichici e malattie come la depressione, ma giova anche alla salute fisica, perché contribuisce ad aumentare il livello di cortisolo e di serotonina.
E nel museo di Montreal è stato lanciato anche The Art Hive, uno studio e community creativa dove i visitatori possono esprimersi liberamente attraverso materiali e forme, con la supervisione di un facilitatore museale e di un arte-terapista. L’obiettivo dunque è quello di migliorare il benessere emotivo.
L’arte-terapia è sbarcata anche in Gran Bretagna già prima della pandemia, con una scoperta interessante: secondo uno studio dedicato, infatti, sembrano essere proprio i più giovani a voler frequentare regolarmente mostre e musei per combattere l’ansia e lo stress della vita quotidiana, parliamo del 13 per cento di persone under 30 che li visita ogni mese. E stando alla ricerca il 49% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha dichiarato di sentirsi ansioso almeno per un periodo della propria vita.
E proprio nel Regno Unito già da anni è presente Art on Prescription, il programma che permette ai medici di base di prescrivere anche attività artistiche e culturali ai propri assistiti. E questo non ha portato solo a benefici alle persone ma anche al sistema sanitario, che avrebbe risparmiato in cure e farmaci circa 2,30 sterline per ogni sterlina investita nel programma. In fondo, lo diceva già qualcuno di influente, «la bellezza salverà il mondo (Fëdor Dostoevskij)», anche quella dell’arte.
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