Anche l’autunno si preannuncia così ricco di occasioni per un weekend all’insegna dell’arte e della cultura, nelle grandi città ma anche in destinazioni vacanziere. Eccone cinque già da visitare o che stanno per debuttare, da mettere in lista.
Apre il 12 ottobre e si potrà visitare fino al 16 febbraio 2025 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara la mostra “Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso”. L’esposizione costituisce la seconda tappa di una più ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e artistico intitolata Rinascimento a Ferrara. 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este, vale a dire la stagione compresa tra l’elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio.
L’esposizione racconta le vicende della pittura del primo Cinquecento a Ferrara, dagli anni del passaggio di consegne da Ercole I d’Este al figlio Alfonso (1505) fino alla morte di quest’ultimo (1534), committente raffinato e di grandi ambizioni, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici della città. La scomparsa della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti aveva lasciato Ferrara alle prese con la difficile sfida di un ricambio artistico di alto livello. All’inizio del nuovo secolo si sviluppa una nuova scuola, più aperta agli scambi con altri centri, che ha come protagonisti Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso.
Il re della pop art è protagonista fino al 22 settembre al Castello di Desenzano del Garda, in provincia di Brescia. Sulle rive del lago di Garda va in scena “Andy Warhol: the age of freedom”, mostra che, curata da Matteo Vanzan, racconta la rivoluzione del genio di Pittsburgh attraverso un percorso espositivo di oltre 70 opere di Andy Warhol in un excursus culturale che presenterà le principali opere del genio americano oltre ad una stretta selezione di film d’autore come empire e Sleep.
“Andy Warhol – racconta il curatore della mostra Matteo Vanzan – fu l’artista determinante nella rinascita artistica della seconda metà del Novecento: cambiò il concetto stesso di arte sovvertendo l’estetica di un’intera generazione. Attraverso l’esposizione, tra le altre, delle celebri opere dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell’s Soup, Electric Chair e Interviews racconteremo la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo nel ruolo centrale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell’establishment artistico americano. Warhol, infatti, non rappresenta solamente la superstar del mondo dell’arte e del mercato che tutti conosciamo, ma è l’immagine di un uomo dal volto sensibile e timido che si è trasformato in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative”.
Nato il 6 agosto 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi e morto il 22 febbraio 1987 a New York, Andy Warhol ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, fatta di aforismi e cortometraggi, “pronta all’uso”.
Il percorso della mostra sarà composto non solo dalle opere d’arte ma anche da una selezione di video, documentari e da alcuni film d’epoca.
E l’arte rivoluzionaria e urbana del secondo Novecento si ritrova anche a Parma, dove il 28 settembre apre la mostra “Street Art Revolution da Warhol a Banksy: la (vera) storia dell’arte urbana”, che si potrà visitare fino al 2 marzo dell’anno prossimo. La sede è Palazzo Tarasconi. La mostra racconta la storia di uno dei movimenti artistici più contemporanei e controversi: la street art, con protagonisti artisti come Banksy, Keith Haring, Blek Le Rat, Obey, Andy Warhol e altri.
La mostra racconta di come la street art abbia rivoluzionato il mondo dell’arte, sfidando le convenzioni tradizionali e portando l’arte direttamente alle persone. Questa forma d’arte ha democratizzato l’accesso alla creatività: grazie all’utilizzo dei muri nelle città ha reso le opere visibili a tutti, indipendentemente dal background sociale o economico. Inoltre, la street art affronta temi urgenti come la giustizia sociale, l’oppressione politica e le disuguaglianze economiche, diventando una voce potente per il cambiamento sociale. Con tecniche innovative e messaggi provocatori, gli artisti di strada sono riusciti e riescono tuttora ad influenzare la percezione pubblica, a stimolare il dibattito e ad ispirare azioni collettive.
Il percorso espositivo inizia con una sezione dedicata ad Andy Warhol, e prosegue con Keith Haring che grazie ai suoi interventi outdoor e ai suoi “Subway Drawings” sancisce la trasformazione delle strade e delle metropolitane di New York in spazi di espressione artistica. La sezione successiva è sempre ambientata nella Grande Mela dei primi anni Ottanta con JonOne, uno dei primi e principali esponenti della graffiti art, che ha il grande merito di aver portato i graffiti da Harlem a Parigi e dalla strada alla tela. Passando per JonOne si arriva dunque alla scena europea, dove Blek Le Rat e poco dopo Jef Aérosol hanno cambiato il volto delle città francesi con i loro innovativi stencil, influenzando artisti fra cui il celebre Banksy.
Infine, la mostra dedica una sezione agli artisti italiani che hanno lasciato il segno sulla scena internazionale. Da Sten Lex con la tecnica dello stencil poster a Microbo e Bo130, Hogre, Orticanoodles e Biancoshock.
Dall’arte urbana contemporanea si torna indietro nel tempo per incontrare un celebre artista vissuto tra fine Ottocento a prima metà del Novecento, universalmente noto per il suo Urlo. A Milano arriva la mostra dedicata ad Edvard Munch, a Palazzo Reale con Arthemisia e in collaborazione con il Museo Munch di Oslo in Norvegia. In questa ampia mostra, la sua arte verrà esplorata dal 1880 fino alla sua morte nel 1944.
In mostra si potranno ammirare un centinaio di opere tra dipinti, disegni e stampe, tutti provenienti dal Museo Munch, attraverso cui esplorare il racconto del tormento e dell’inquietudine umana oggetto della sua poetica artistica, con un artista considerato precursore dell’espressionismo.
La sua è un arte che esplora i tormenti dell’esistenza umana e che trae linfa anche dagli eventi tragici della vita stessa dell’artista, tra le perdite premature di madre e sorella alla morte del padre alla relazione tormentata con Tulla Larsen. Tra le opere in mostra figurano una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–19249), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).
Dopo l’esposizione milanese, la mostra è attesa anche a Roma, a Palazzo Bonaparte, dove si inaugurerà il 18 febbraio 2025 per rimanere aperta fino al 2 giugno.
E il 28 settembre segna anche l’apertura della mostra dedicata a un altro grande del Novecento: “Matisse e la luce del Mediterraneo” va in scena a Mestre (Ve), presso il Centro Culturale Candiani, e visitabile fino al 4 marzo dell’anno prossimo.
La mostra è un viaggio nei capolavori e nei luoghi che li hanno ispirati, tra le luminose atmosfere mediterranee, punti geografici e dell’anima, sfondi di vicende artistiche e fondamentali per l’evoluzione dell’arte moderna europea. Il nuovo progetto espositivo pensato per il Centro Culturale Candiani nasce dalle collezioni civiche di arte moderna conservate a Ca’ Pesaro, arricchito da prestiti internazionali, ed è dedicato ad un altro maestro delle avanguardie del ‘900: Henri Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 1869 – Nizza, 1954).
Maestro e capostipite dei Fauves – le belve, i selvaggi – e perciò posto in mostra e in dialogo con artisti con i quali condivise vicende biografiche e rivoluzioni artistiche; pittore della gioia di vivere, delle emozioni profonde, tradotte in colori forti, vivaci, innaturali. E, soprattutto, interprete della luce: centro della ricerca di Matisse, come di quegli artisti che miravano a catturare l’abbagliante bellezza del Mar Mediterraneo, del Midi, il Mezzogiorno francese, luogo fisico e della creazione artistica.
Luce e colore sono quindi il fulcro della rassegna, insieme all’importanza, quasi un’ossessione, del disegno per Matisse. In mostra oltre cinquanta opere, partendo dalle raccolte di grafica della Galleria Internazionale d’Arte Moderna – che annoverano tre importanti litografie dell’artista francese datate agli anni Venti e due disegni appartenenti alla sua produzione del 1947 – poste accanto ai capolavori del maestro provenienti dal Philadelphia Museum of Art, dalla Národní Galerie di Praga, dal Musée des Beaux-Arts di Bordeaux, dal Musée des Beaux-Arts di Nancy, dal Centre Pompidou di Parigi, dal Musée Albert-André di Bagnols-sur-Cèze, dal Museo del Novecento di Milano.
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