L’idea è di Mario Bevacqua, past president dell’Uftaa, l’Unione della Federazione delle agenzie di viaggi Iata del mondo, e punta a realizzare un fronte compatto tra beni culturali regionali e albergatori per rendere più affascinanti gli hotel.
«Tutte le spese sarebbero a carico degli albergatori, dal trasporto alla sicurezza, con telecamere a circuito chiuso e assicurazioni. Le reception aperte 24 ore su 24 possono garantire la necessaria sorveglianza. Il tutto scritto in un regolamento tra assessorato regionale si Beni culturali e Federalberghi che possa garantire imparzialità e certezze per l’imprenditore privato e vincoli le soprintendenze a prestare i pezzi».
La proposta non vuole trasformare l’hotel in una vetrina, ma punta a immergere il visitatore in un allestimento che lo emozioni. In due parole: Archaeological Hotels. In cui il turista, mosso dalla curiosità, sia invogliato a chiedere alla reception informazioni ottenendo risposte esaustive grazie a un personale preparato all’interno delle università siciliane.
«Certamente ci sono tanti alberghi storici – continua Bevacqua – da Villa Igiea al des Palmes, dal Timeo di Taormina al des Etrangers di Siracusa e altri, ideali per esporre opere d’arte ma può funzionare anche per un villaggio turistico o un bed & breakfast dove potrebbero essere mostrati monete e vasi. Ma andrebbero messe in vista opere anche nei porti siciliani dove passano due milioni di croceristi che non devono fare una toccata e fuga».
Chi sa che il parco archeologico di Selinunte è il più grande d’Europa?
Mario Bevacqua
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