Il simbolo del Festival è il raggio laser verde dell’artista Martin Ersted, noto come Green Beam. Si tratta di un fascio luminoso che brilla per tutta la durata dell’evento e attraversa il centro su un percorso di 3,76 kilometri, toccando una serie di punti di interesse come i Giardini Tivoli, la Torre di Christiansborg e il B&W Hallen.
Quando il Green Beam proietta la sua luce verde sulla città, è il segnale che le installazioni luminose sono accese. Tra le altre, i dieci enormi uccelli a Højbro Plads, i motivi luminosi sulla facciata del Museo Nazionale e le opere di denuncia contro il cambiamento climatico presso l’ex quartier generale del Dipartimento di Stato a Kgs. Nytorv.
Quest’anno, per agevolare il distanziamento, l’organizzazione del Festival ha fatto un grande sforzo per posizionare il maggior numero possibile di installazioni vicino all’acqua. «Tenere le opere vicine ai canali permette alle persone di ammirarle mentre camminano, corrono o vanno in bicicletta senza doversi avvicinare troppo gli uni agli altri», ha spiegato Jesper Kongshaug, designer e presidente del Festival.
A causa del coronavirus, quest’anno non sono previsti tour, eventi o conferenze. Sulla app Within10Minutes – Copenhagen Light Festival e sul sito web il pubblico troverà una mappa interattiva con i percorsi di visita, oltre a informazioni e video sugli artisti delle varie installazioni.
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