Per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, l’imponente dimora storica diventa un complesso museale in cui, su due piani e attraverso 2220 metri quadri e ventiquattro sale, si riannodano i fili del lungo soggiorno di Byron in città – la passione amorosa per la contessa Teresa Guiccioli, che guidò l’esule inglese a Ravenna, e la passione civile germogliata all’incontro con la Carboneria, primo passo sulla strada che avrebbe portato il poeta a votarsi alla causa della libertà dei popoli e unirsi agli indipendentisti greci. Grazie a una titanica opera di restauro, tornano a vivere le stanze dove Byron amò e scrisse (qui compose, fra gli altri, il Don Juan), mentre l’experience interattiva e intermediale firmata da Studio Azzurro trasporta i visitatori nell’Ottocento ravennate, specchio di slanci poetici e patriottici che percorsero tutta l’Europa.
Accanto ai memorabilia sentimentali di Teresa, edizioni pregiate e cimeli risorgimentali, Palazzo Guiccioli ospita anche il Museo delle Bambole – Collezione Graziella Gardini Pasini. Il Palazzo è inoltre diventato sede italiana della Byron Society.
«Romana, bizantina, ostrogota, dantesca… dei molti volti di Ravenna, forse la Ravenna ottocentesca è quello che fino a oggi ha trovato meno spazio nella biografia della città – nota Ernesto Giuseppe Alfieri, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e della Italian Byron Society – Con l’inaugurazione del complesso museale di Palazzo Guiccioli offriamo ai visitatori la possibilità di ‘camminare’ attraverso quel secolo, sulle tracce di Lord Byron, di Teresa Gamba Guiccioli e degli uomini e delle donne che sognarono e fecero l’Italia unita»
«L’amore per Teresa portò Byron a trasformarsi e, senza diventare un santo, cambiò vita: andava a cavalcare nella foresta pinetale a Ravenna e qui incontrava i Carbonari che lo salutavano in dialetto ma dicevano di essere ‘americani’ – spiega il presidente della Cassa di Ravenna Antonio Patuelli –. Non lo erano ovviamente, ma lui, incuriosito da questa stranezza, approfondì la conoscenza fino ad aiutare quel movimento che fu la prima semina del Risorgimento dopo il Congresso di Vienna, per quel raccolto che si sarebbe realizzato poi con Mazzini, Garibaldi e Cavour».
Nel cuore di Ravenna, sulla centrale via Cavour, il complesso museale di Palazzo Guiccioli è frutto di un intervento di restauro conservativo e riqualificazione sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, che ha acquistato l’edificio dal Comune di Ravenna con l’obiettivo di riportarlo all’originale splendore. Dimora nobiliare fra le più imponenti ed eleganti della città, il palazzo fu eretto a fine Seicento per l’ascesa al patriziato della famiglia Osio; all’alba dell’Ottocento fu acquisito da Alessandro Guiccioli. Byron vi soggiornò fra il 1819 e il 1821 – aveva seguito a Ravenna l’amata Teresa Gamba, moglie del Conte Alessandro (di quarant’anni più anziano); durante la sua permanenza giunse in visita anche Percy Shelley. Attraverso secoli di alterne fortune, tra inquilini e visitatori si contarono anche il patriota Luigi Carlo Farini, la nipote di Napoleone, una principessa di Valacchia, Oscar Wilde e, nel 1943, il Comando tedesco.
Il complesso e delicato recupero è stato realizzato da Aurea Progetti di Ravenna, con il Laboratorio del restauro di Ravenna per le superfici lapidee e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna.
Lord Byron a Ravenna compose Don Juan, l’ultimo canto del Childe Harold’s Pilgrimage, Marino Faliero, Sardanapalus, The Two Foscari, The Prophecy of Dante. A Ravenna i due volti di Byron – il grande amante e l’amico dei patrioti, il libertino e l’idealista – si incontrano. Di sala in sala, i visitatori seguono il Lord nel suo volontario esilio attraverso l’Europa fino a Venezia, scena del fatale incontro con Teresa, e poi nei felici anni a Ravenna dove entrò in contatto con la Carboneria e si votò alla causa della libertà dei popoli, fino al tragico epilogo in Grecia nel 1824 e alla Byromania, ovvero il perdurare del mito fino ai nostri giorni. Cuore del Museo sono i cimeli d’amore raccolti e custoditi da Teresa: i riccioli di capelli, il cestino delle lettere, foglie e felci dal parco di Newstead Abbey, dove Byron visse e nei cui pressi fu sepolto.
Se la residenza a Palazzo Guiccioli segna un punto di svolta nella coscienza civile di Byron, oggi i visitatori sono invitati a fare a loro volta esperienza degli ideali che conquistarono il poeta inglese, immergendosi, grazie al Museo del Risorgimento, in un’epoca che ha visto la nascita della nazione italiana. Intrecciando storia nazionale e storia locale, il percorso si apre con l’età napoleonica e prosegue fino all’Unità, per terminare con una sezione dedicata al mito di Giuseppe Garibaldi e della moglie Anita, che spirò proprio in queste terre durante la “trafila” garibaldina. Gli oggetti esposti – più di 450 tra dipinti, sculture, fotografie, armi e divise, medaglie, senza contare carteggi, editti, manifesti – sono quelli delle collezioni risorgimentali di proprietà del Comune di Ravenna.
Palazzo Guiccioli include anche il Museo delle Bambole – Collezione Graziella Gardini Pasini, un’occasione di rileggere un secolo e mezzo di storia attraverso la lente dell’infanzia e dei suoi giochi, dal primo Ottocento fino agli anni Cinquanta del Novecento.
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