Il proprietario è Giuseppe Forello, uno dei più grandi collezionisti d’Europa, che ha deciso di esporre i suoi 4mila cimeli nel primo museo della Rivoluzione informatica in Sicilia. Passati i giorni più bui dell’emergenza Covid, il Mec Museum di Palermo è finalmente tornato in piena attività in uno degli edifici nobiliari più belli della città, Palazzo Castrone Santa Ninfa, un gioiello cinquecentesco nel cuore del centro storico.
Qualche giorno fa ha riaperto anche la mostra fotografica Steve Jobs 1955-2011 – Why Join the Navy If You Can Be a Pirate?. Trenta scatti inediti sulla sua vita privata realizzati da Jean Pigozzi (fotografo ufficiale della famiglia Jobs) e inviati proprio dalla moglie del fondatore che ha deciso di concedere al museo palermitano anche la celebre “divisa” giornaliera del marito (jeans Levi’s, dolcevita nero, e scarpe New Balance).
Oltre alle sette sale del museo, dove si snodano otto aree tematiche (Innovazione, Pirati, Seme e frutto, Apple Store, Prototipi, Pixar, Tempio e Competizione) la struttura dispone di un caffè letterario che funziona da spazio di coworking sia per studenti che per professionisti.
Fiore all’occhiello della collezione, almeno secondo gli “adepti” della Apple e del suo guru Steve Jobs, è l’Apple-1, il “Santo Graal” della Rivoluzione informatica, il primo computer creato da Jobs e dal suo amico Steve Wozniak nel famoso garage di casa nel 1976 e venduto a 666,66 dollari ad esemplare a un negozio di computer della California, The Byte Shop. Da lì partì l’epopea della mela più ricca del pianeta.
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