Siamo dall’altra parte dell’oceano, eppure il 15 aprile ci ritroviamo, nel tardo pomeriggio, nel cuore dell’East Coast, a un’ora e mezzo di treno da New York, nella città della Pennsylvania che – appena ripristinati i voli di American Airlines – è collegata all’Italia con il volo giornaliero diretto da Roma.
Un appuntamento organizzato dal Philadelphia Convention and Visitors Bureau (Phlcvb), rappresentato in Italia dalla Master Consulting FL di Francesca Loquenzi, con circa 20 ospiti tra giornalisti e influencer.
Un viaggio, seppur virtuale, nella città il cui centro storico si sviluppa tra due fiumi, il Delaware e il suo affluente Schuykill, percorribile da parte a parte in 45 minuti a piedi. Proprio passeggiando per le sue strade, si incontrano i punti chiave di una città a vocazione turistica, con una storia che ha segnato quella degli Stati Uniti: tra le prime capitali, vi è stata redatta la Dichiarazione di Indipendenza. E poi lo shopping tax free, la gastronomia di qualità con specialità non solo americane (oltre 1.500 ristoranti, compresi quelli di specialità internazionali e gli stellati Michelen), le tante attività all’aperto con i Magic Garden e i murales oggetto di tour legati alla street art.
Tanti i musei da visitare, a partire dai più celebri: il Philadelphia Museum of Art (che tutti conosciamo, almeno all’esterno, per la scalinata di Rocky), il Museo Rodin e la Barnes Foundation, oggetto del nostro viaggio nella storia dell’arte.
Una collezione che prende le mosse nell’Ottocento, quando il medico Albert C. Barnes inizia a collezionare opere d’arte, con l’intento di trasmettere la sua passione anche agli altri. La Barnes Foundation è una collezione di capolavori, che racchiude, tra le altre, 181 opere di Renoir, 69 di Cézanne, 59 di Matisse, 46 di Picasso. E ancora Van Gogh, Modigliani, Suzanne Valadon. Dal 2012 la collezione ha una nuova sede.
È Joe Caliva il nostro cicerone nella scoperta del museo, in un tour virtuale in italiano che è una vera e propria lezione di storia dell’arte. Ci racconta del metodo individuato dal dottor Barnes per divulgare l’arte, un approccio scientifico basato su quattro elementi – linea, colore, luce, spazio – che permettono di leggere le opere e confrontarle, in modo da poterle guardare e apprezzare.
Altro punto chiave della filosofia di Barnes è il concetto di ensemble di singoli pezzi: come gli oggetti si relazionano tra loro? Ogni sala si compone di un insieme di capolavori disposti in modo da creare armonia visiva, mescolando artisti di epoche diverse e differenti espressioni artistiche (quadri, statue, maschere, arredi). Se c’è una predilezione per gli artisti dell’Europa occidentale, negli anni ’20 del Novecento compare l’arte africana con le maschere, tema di ispirazione tra l’altro tanto per Pablo Picasso quanto per Amedeo Modigliani.
Proprio a Modì sarà dedicata una delle mostre del museo in programma nel 2022, “Modigliani under the Microscope”.
La galleria principale è dedicata a Renoir, artista preferito di Barnes. Al centro il gruppo balneare, con le bagnanti in una cornice utopica. Da non perdere anche La Danza di Matisse, commissionato proprio dal medico americano, opera composta da tre tele separate disposte insieme.
In attesa di guardare dal vivo i capolavori della fondazione e i suoi ensamble, la Barnes focus app consente di prenotare tour virtuali con guide anche in italiano per un viaggio nel museo, che sembrerà reale.
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