Tahiti segreta: oltre alle spiagge (paradisiache) c’è di più

Da sempre sinonimo, nell’immaginario collettivo, di paradiso terrestre, la Polinesia Francese è tra le mete da sogno di tutti.

E in queste settimane ci è diventata ancor più familiare grazie alle spettacolari immagini delle competizioni olimpiche di surf, dato che Parigi 2024 ha scelto lo scenario e le onde di Teahupo’o, a Tahiti, come cornice ideale della disciplina.

Quando si pensa a Tahiti ci si immagina il sogno tropicale tra spiagge e lagune turchesi, da completare con alte palme da cocco e un fresco cocktail da sorseggiare al tramonto. Ma oltre alle spiagge a Tahiti c’è di più. C’è qualcosa d’altro che si conosce meno e che invita i visitatori a dedicare il giusto tempo all’esplorazione di un’isola che rappresenta il cuore pulsante della Polinesia Francese.

I segreti meglio custoditi di Tahiti partono dalla sua pancia, dal suo verdissimo entroterra punteggiato di vedute panoramiche, sentieri perfetti per il trekking, grotte e siti preziosi per la cultura locale, per poi stemperarsi nel bianco e nel nero delle spiagge dell’isola e nel rosso fuoco di un tramonto polinesiano.

Vallate e cascate: Papenoo Valley

Formatasi con il collasso del cratere del vulcano principale di Tahiti, la Papenoo Valley conserva la sua bellezza naturale, che è possibile scoprire seguendo uno dei diversi percorsi a piedi che si snodano all’interno della vallata e che incontrano cascate, punti panoramici, rinfrescanti piscine naturali e gli affascinanti “marae”, antichi siti religiosi fondamentali nella cultura e nelle tradizioni polinesiane.

Punti panoramici per vedere l’isola dall’alto: Taravao

Il Belvedere di Taravao offre una magnifica vista panoramica sull’istmo di Tahiti, nel punto che collega cioè Tahiti Nui alla sua piccola penisola Tahiti Iti. In questa zona ci sono diversi percorsi e passeggiate che si districano tra pascoli verdi frequentati da mucche e cavalli.

Le grotte di Mara’a e il Marae Ārahurahu

Un luogo in cui assorbire la profonda spiritualità della cultura polinesiana e il suo legame con la natura sono le tre grotte di Mara’a, sulla costa ovest dell’isola. Le grotte sono ben riparate da una fitta vegetazione, con felci che scendono a pioggia dai loro soffitti scavati, mentre al loro interno si sono formate delle piccole piscine naturali di acqua fresca e limpida. Nella grotta più grande si assiste ad un curioso effetto ottico dovuto al riflesso dell’acqua in cui le dimensioni della grotta sembrano molto più ridotte.

A poca distanza si trova un secondo luogo dalla grande energia e valore culturale: il Marae Ārahurahu, un esempio perfettamente conservato degli antichi templi polinesiani, usati sia per funzioni religiose che come luogo di ritrovo per diverse cerimonie civili. Ogni anno a luglio, in occasione del festival Heiva I Tahiti, proprio qui si tengono alcuni spettacoli di danza tradizionale.

Un paio di swing in uno dei due campi da golf delle Isole di Tahiti

Nel 1970, nella vecchia piantagione di cotone di Atimaono, è stato realizzato il campo da golf Olivier Bréaud International Golf Course. Si tratta di un campo a 18 buche inserito in una delle cornici più affascinanti del mondo, in cui ogni anno si tiene il Tahiti International Open, parte del circuito Pga.

Spiagge bianche e spiagge nere: Tautira e Vaiava

Non può mancare ovviamente una menzione alle spiagge dell’isola, attrazioni conosciute, ma che meritano un cenno per la particolarità dei loro colori, bianche a ovest, nere a est e lungo la costa sud dell’isola. Tra le spiagge nere più famose, quella di Tautira, di derivazione vulcanica, circondata da alte palme e acque cristalline per un suggestivo contrasto di sfumature. Tra le spiagge bianche, Vaiava Beach (o PK18) è apprezzata dalle famiglie locali anche per i diversi servizi disponibili.

Dove ammirare il tramonto a fine giornata

Per concludere la giornata con un tramonto polinesiano, la spiaggia nera di Point Venus, con il suo storico faro, regala la vista sulla vicina isola di Moorea dal punto più settentrionale di Tahiti. La zona ha una significativa storia in quanto punto prescelto dal capitano James Cook, che approdò qui nel 1769 per osservare il passaggio di Venere intorno al sole, utile a calcolare la distanza tra quest’ultimo e la Terra.

La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa.
Marco Merli

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