In mezzo a questi due estremi ci sono gli altri 148 Paesi del “Lgbtq+ Danger Index”, la classifica mondiale delle più popolari destinazioni turistiche valutate in ottica Lgbtq+, frutto della certosina ricerca condotta dai giornalisti Asher e Lyric Fergusson, pubblicata sul loro blog specializzato in tematiche della sicurezza personale e sanitaria in viaggio.
La coppia ha messo a confronto i dati raccolti da varie fonti ufficiali, prendendo in considerazione otto fattori positivi e negativi che vanno dalla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso alla criminalizzazione della violenza di genere, dalla legislazione contro le relazioni tra persone Lgbtq+ a quelle contro le discriminazioni, ai risultati del sondaggio Gallup 2018 “È un buon posto dove vivere per persone gay o lesbiche?”
Ne è uscita una fotografia per certi aspetti sorprendente, in cui anche destinazioni turistiche tra le più visitate scivolano in fondo alla lista a causa di leggi restrittive se non addirittura punitive nei confronti di gay e lesbiche, come nei Paesi musulmani dove è in vigore la Sharia. Oltre alla Nigeria, agli ultimi posti troviamo quindi Qatar, Yemen, Arabia Saudita, Tanzania. Tra i Paesi più rischiosi, con un ranking superiore a 100, troviamo poi Malesia, Singapore, Marocco, Myanmar, Egitto, Kenya, Maldive, e anche isole caraibiche molto turistiche come Barbados, Saint Lucia e Giamaica.
Al polo opposto della classifica, nella top ten dei paesi più lgbtq+ friendly, il podio spetta alla Svezia, paese che già nel 2009 ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso e ospita in percentuale il più alto numero di pride festival. A ruota si posizionano Canada, Norvegia, Portogallo, Belgio, Regno Unito, Finlandia, Francia, Islanda, Spagna.
Inaspettatamente, per trovare gli Stati Uniti bisogna scorrere la lista fino al 24° posto, nonostante alcuni Stati siano tra i più aperti e tolleranti al mondo. Tuttavia, i diritti delle persone Lgbtq+ variano da Stato a Stato e gli Usa sono penalizzati dalla mancanza di una legge federale di tutela al riguardo. E l’Italia? È al 53° posto, guadagnato solo grazie al riconoscimento delle unioni civili e la tutela dell’orientamento sessuale sul posto di lavoro, anche se tutto sommato è nella fascia intermedia tra “i buoni posti dove vivere per persone gay o lesbiche”.
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