ART&CULTURE

Straat Museum, catapultati ad Amsterdam nel tempio della street art

Avvicinandosi all’enorme ex magazzino industriale un’immagine colpisce immediatamente: un grande ritratto di Anna Frank in technicolor. Potrebbe sembrare irrispettoso, blasfemo quasi, è invece è l’ideale preludio a quello che ci attende una volta varcato il portone.

La ragazza simbolo dell’Olocausto è la protagonista di un grande murales, firmato dall’artista brasiliano Eduardo Kobra. In alto la scritta Let me be myself inneggia alla libertà di ciascuno – quella stessa libertà negata ad Anna – e il luogo non poteva essere più emblematico. Ci troviamo infatti nella sua Amsterdam, e quest’opera ci dà il benvenuto allo Straat Museum, il grande museo della street art e dei graffiti che ha aperto i battenti nella città olandese in piena pandemia, nell’ottobre del 2020.

E questo è solo un anticipo di quello che si svela dentro, un viaggio nell’arte urbana, che è irriverente, provocatoria, desidera lasciare un segno e scuotere.

Amsterdam, città di canali e di caratteristiche case alte e strette, è anche altro e, come spesso accade nelle città portuali, o comunque con un glorioso passato industriale o commerciale alle spalle, sta dando nuova vita ai suoi spazi ‘di lavoro’. Così basta prendere un traghetto dalla Stazione Centrale, puntare a nord e in circa un quarto d’ora arrivare a NDSM, tra docks ed ex cantieri navali.

Uno di questi, anzi per la precisione un magazzino industriale di 8mila mq, è diventato il tempio della street art grazie a Straat Museum. Dentro, tutto o quasi sembra essere stato lasciato come se da un momento all’altro montacarichi e carrucole dovessero tornare a muoversi, tra pavimento ruvido, binari, grandi travi di ferro a vista, il museo sul suo sito ricorda anche – se fa freddo – di coprirsi dato che non ci sono i riscaldamenti, l’atmosfera industriale è garantita.

Ma oggi è un universo colorato dove i visitatori possono compiere un viaggio nella street art di tutto il mondo. sono 160 le opere, grandi e imponenti, firmate da oltre 150 artisti, che coprono le pareti, sono appese ai soffitti, circondano i visitatori. Molte di loro sono state realizzate proprio lì, appositamente per il museo, e spesso le collezioni ruotano, organizzate per temi ed artisti affini.

Per intraprendere questo viaggio si può partire dal centro, dove un’accurata timeline racconta la storia e l’evoluzione dei vari movimenti di street art, dagli anni Sessanta tra i primissimi ‘tag’ di Cornbread a Philadelphia ai graffiti della metrò di New York, che decenni più tardi hanno visto muovere i primi passi di un ‘certo’ Keith Haring, e via via da espressioni spontanee all’arte urbana di protesta, dai graffiti sul Muro di Berlino al mistero di Banksy.

Poi si è pronti per avventurarsi tra le grandi opere del museo, in un mix di colori, stili, materiali. C’è di tutto, monumentali disegni astratti in bianco e nero, tele che sembrano coloratissimi mandala, geishe e cowboy, foreste amazzoniche e intensi ritratti, un’infermiera superman dai tempi della pandemia e un van appeso al soffitto, una ragazza con l’orecchino di perla afro-americana e grandi fumetti pop. E nell’allestimento attuale ci sono anche due artisti italiani, Millo e Morcky. Nomi e dettagli delle loro creazioni si possono leggere nei cartelli abbinati ad ogni opera, ma anche consultando il database presente sul sito del museo.

Straat Museum è aperto tutti i giorni, dalle 10 alle 18 (il lunedì dalle 12 alle 18), e di sabato e domenica è possibile anche, in aggiunta al biglietto d’ingresso, prenotare un tour guidato insieme a guide esperte di graffiti e street art. E potrebbe anche capitare di imbattersi in qualche artista al lavoro, perché il museo continua ad essere un work in progress, come del resto l’arte urbana che non rimane mai uguale a se stessa.

Mariangela Traficante

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