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Se la città è metafisica: benvenuti a Tresigallo

Al centro di piazza della Repubblica – ex piazza della rivoluzione – la lama di sole che taglia netta la luce dalle ombre fa pensare a un quadro di De Chirico. E quando, sbucando da viale Ferrara, ci si imbatte nel bar Impero che campeggia sotto un lungo porticato il corto circuito temporale è completo.

Benvenuti a Tresigallo, città metafisica, da sempre esistita ma rinata negli anni Trenta.

Siamo in Emilia Romagna, a metà strada tra Ferrara e il mare, tra il rinascimento della città estense e i canali delle Valli di Comacchio. La cittadina è un concentrato di architettura razionalista, tra le sue strade spicca un mix di colori e geometrie, cilindri e parallelepipedi. Perchè Tresigallo è stata pensata e costruita così, a tavolino diremmo. Ma non è un monumento, perché è viva ed abitata, e anzi aggirandosi tra le sue strade con gli occhi all’insù alla ricerca del fregio e del dettaglio sembra quasi di disturbare la vita quotidiana degli abitanti. E se vediamo un negozio “di oggi” ci sembra quasi fuori posto e invece poi basta guardare le villette con giardino e la macchine parcheggiate per ricordarsi che quelli catapultati da un’altra epoca sono gli edifici che stiamo andando in giro a cercare.

Tresigallo Città Metafisica è proprio il brand con cui la cittadina si presenta ai visitatori e ha messo a punto una serie di itinerari e iniziative legate alla sua eredità. Val la pena visitarla se si è di strada tra Ferrara e il mare, e conoscere la sua storia. Lo si può fare in autonomia o accompagnati dagli esperti ed appassionati del paese.

Anche se le sue origini sono antiche e si perdono nel Medioevo, fino ai primi anni del Novecento questo era rimasto un tranquillo borgo rurale. Finchè non vide cambiare il suo destino negli anni Trenta, in pieno regime fascista, grazie a un cittadino blasonato. Edmondo Rossoni, nativo del paese e dal ‘35 ministro dell’Agricoltura e Foreste, decise di ri-fondare Tresigallo, con il sogno di farne una città utopica in cui realizzare la collaborazione di classe. Ecco dunque le fondamenta di una delle città nuove volute dal regime. Qui dotata di tutti i servizi che si pensavano necessari all’epoca, tra benessere e propaganda.

Ecco dunque le strade, ampie, dritte, così diverse dai vicoli medievali dei borghi vicini. E poi furono costruiti fabbriche, certo, ma anche scuole, compresa quella di ricamo per le ragazze, la palestra, il teatro, il campo sportivo, l’asilo nido, persino l’albergo di lusso. E sono tutti edifici che si ritrovano ancora oggi passeggiando tra le vie di Tresigallo, magari con in mano la cartina che segnala tutti i punti degni di nota, sono più di venti, che da piazza Repubblica si dipanano tutto intorno fino alle periferie.

Poi la storia ha fatto il suo corso e ci ha lasciato in eredità questo concentrato di architettura razionalista. Quasi tutti gli edifici oggi sono ancora in uso, anche se molti hanno naturalmente cambiato missione e destinatari. E se scuola, teatro e campo sportivo – col suo inconfondibile e squadrato ingresso trionfale tanto tipico in edifici di questo tipo e periodo – assolvono ancora la loro funzione, ecco che quella che nel Ventennio era la Casa del Balilla oggi ospita la Biblioteca Comunale, la casa del Fascio è diventata la Caserma dei Carabinieri, l’hotel di lusso Domus Tua è una casa di riposo, altri complessi sono proprietà privata, altri ancora in disuso. Come il Bar Roma, chiuso e in stato di abbandono ma che proprio per questo sembra un perfetto testimone del tempo che fu, compresa l’insegna in cemento, coi caratteri tipici dell’epoca, la cui ultima A è sbrecciata.

Sembra guardare invece al futuro il cubo azzurrino che sbuca alla fine della strada in perfetta prospettiva. Era annesso alla Casa della Gioventù italiana del littorio ma durante la guerra accolse gli sfollati. Oggi è diventato l’Urban Center della città, e sulla sua sommità è stata posta un’insegna a caratteri cubitali. Sogni è la scritta che campeggia, e in effetti forse non c’è parola migliore per salutare Tresigallo e definire il senso surreale di aver incontrato una città metafisica sì, ma dalla storia decisamente concreta.

Mariangela Traficante

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