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Sicilia, sarà Gibellina la capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026

Distrutta dal terremoto del Belice del 1968, nella sua ricostruzione è diventata un laboratorio di sperimentazione artistica nel cuore della Sicilia grazie a un’amministrazione illuminata. E ora accende su di sé i grandi riflettori.

Ecco Gibellina, cittadina della provincia di Trapani che è stata nominata Capitale italiana dell’Arte contemporanea per il 2026. Si tratta di un riconoscimento nuovo, istituito dal Ministero della Cultura con un bando lanciato nel corso di quest’anno per incoraggiare e sostenere la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea.

E la prima località a portare il titolo sarà proprio la cittadina siciliana: Gibellina ha superato le altre quattro finaliste, Carrara, Gallarate, Pescara e Todi (selezionate dalle 23 candidature pervenute) con il progetto “Portami il Futuro“, un progetto aperto a tutti coloro che vorranno scoprire la destinazione e condividere questo nuovo percorso di rinascita e di sviluppo.

A Gibellina arriverà un finanziamento di un milione di euro dal Ministero della Cultura la realizzazione dei progetti presentati.

Gibellina ha vinto con queste motivazioni: «La prima capitale italiana dell’arte contemporanea, con la sua candidatura, offre al nostro paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune. Per la sua capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugandone il presente, memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale, per il suo coinvolgimento delle giovani generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali, per il fatto di essere città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana, e per la capacità di essere insieme una città opera e una città da abitare, per il suo progetto con il quale la città diventerà un grande laboratorio, dove le pratiche e l’energia dell’arte contemporanea saranno chiamate a condividere pensieri e soluzioni sui temi dello spazio pubblico, della comunità, del paesaggio, della sostenibilità, e del capiente concetto di eredità».

La storia

Tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 il terremoto del Belice devastò la valle siciliana, distruggendo buona parte dei paesi e tra questi la vecchia Gibellina. La città nuova fu ricostruita a circa 11 km di distanza dai ruderi, che rappresentano tra l’altro proprio il sito sul quale l’artista Alberto Burri ha realizzato il Grande Cretto, la monumentale opera di land art che ricopre e ridisegna le tracce del paese distrutto rappresentandone dunque la memoria. L’opera si estende su una superficie di circa 270 per 310 metri e ed è composta da 122 blocchi di cemento in cui sono state inglobate le macerie dell’antica Gibellina.

Ma anche la stessa Gibellina Nuova fu costruita con uno spirito innovativo per l’epoca: nel 1970 l’allora sindaco Ludovico Corrao decise di farlo rendendo la nuova città una sorta di galleria oper air, mescolando le necessità abitative e della socialità con installazioni artistiche e arredi urbani. E lo fece chiamando a raccolta artisti e architetti di fama internazionale. All’ingresso in città ancora oggi svetta la Stella d’ingresso al Belice realizzata da Pietro Consagra nel 1981.

Tra gli altri luoghi da visitare nella Gibellina dell’arte contemporanea ci sono la Fondazione Orestiadi, nel Baglio di Stefano, che ospita una rassegna teatrale estiva e dove si trova la Montagna di Sale, la grande opera di Mimmo Paladino, e il Museo d’arte contemporanea (Mac) che custodisce oltre 400 opere.

Mariangela Traficante

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