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L’Italia sul tetto Unesco con il poker Montecatini Terme, Padova, Bologna e le faggete

Arte, natura, benessere, architettura: ci sono quattro perle italiane in più nella lista del Patrimonio mondiale Unesco, e sono gli affreschi trecenteschi di Padova, Montecatini Terme, i portici di Bologna e i boschi di Lazio, Abruzzo e Molise. Salgono così a 59 i siti italiani, che insieme ai 14 iscritti nel patrimonio immateriale dell’Umanità fanno arrivare a 73 i tesori italiani riconosciuti.

L’annuncio è arrivato nel corso della 44° sessione del Patrimonio Mondiale a Fuzohu in Cina che ha decretato i nuovi siti Unesco in Italia e nel mondo: a fare ingresso nella World Heritage List è “Padova Urbs Picta“, ovvero tutto il ciclo pittorico di Padova del Trecento, mentre Montecatini entra nella lista attraverso il network delle Grandi Città termali d’Europa, di cui fa parte, e che l’Unesco ha riconosciuto nel suo elenco. Con i suoi 57 siti l’Italia svetta così in cima alla lista.

Per Padova si tratta del secondo trionfo: la città veneta infatti aveva già il suo Orto Botanico nel patrimonio Unesco, e ora raddoppia (unica città italiana insieme a Tivoli con Villa Adriana e Villa d’Este) con i tesori che comprendono le opere d’arte racchiuse in otto edifici e complessi monumentali della città: la oltre alla forse più celebre Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto tra il 1303 e il 1305, ci sono la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cattedrale, la Basilica e il Convento di Sant’Antonio, l’Oratorio di San Giorgio e l’Oratorio di San Michele. Si tratta di un ciclo che parte appunto con l’arrivo di Giotto in città, nel 1302, e prosegue fino al 1397, anno in cui fu realizzato l’ultimo ciclo di affreschi  nell’Oratorio di San Michele ad opera di Jacopo da Verona.

L’arrivo di Montecatini Terme fa invece arrivare a quota otto siti Unesco la Toscana, che già aveva in lista i centri storici di Firenze e Siena, Pienza, San Gimignano, Valdorcia,  giardini e ville medicee e piazza del Duomo di Pisa.

L’Unesco ha dunque voluto riconoscere il valore della cultura termale in Europa, inserendo nella sua lista “The Great Spa Towns of Europe”, il “sito” che raccoglie undici tra i più celebri centri termali europei in sette Paesi: oltre a Montecatini Terme, infatti, ci sono Baden bei Wien (Austria); Spa (Belgio); Františkovy Lázně, Karlovy Vary, Mariánské Lázně (Repubblica Ceca), Vichy (Francia); Bad Ems, Baden-Baden, Bad Kissingen (Germania) e la città di Bath (Gran Bretagna). Tutte località che si sono sviluppate intorno alleSdi acqua termale dando vita alla cultura europea delle Spa con il suo culmine tra inizio ‘800 e gli anni Trenta.

Anche dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, è arrivato il plauso ai due riconoscimenti. «Padova diventa, poi, insieme a Tivoli, una delle poche città al mondo a custodirne due: un primato che rafforza la leadership culturale dell’Italia, ribadisce la vastità del patrimonio culturale nazionale e riconosce il ruolo delle comunità nella tutela e promozione dei propri beni», ha commentato.

Fanno parte di un network transnazionale, composto da 77 parti in 12 paesi europei (Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Italia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina) anche le faggete vetuste mediterranee entrate nel Patrimonio Unesco. Per l’Italia si tratta delle foreste dei Parchi Nazionali d’Abruzzo, Lazio e Molise.

E sul tetto del mondo salgono anche altri “fusti”, i celebri portici di Bologna, che percorrono la città per ben 62 km. Sono dodici i tratti candidati ed entrati nella lista Unesco, e si tratta di Strada porticata di santa Caterina, pizza Santo Stefano, portici del Baraccano, strada porticata di Galliera, portici commerciali del Pavaglione e piazza Maggiore, portico devozionale di San Luca, portici accademici di via Zamboni, portici di piazza Cavour e via Farini, portico della Certosa, edificio porticato del quartiere Barca, portici trionfali di Strada Maggiore, edificio porticato del MamBo.

Mariangela Traficante

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