ART&CULTURE

Le “Fantasie da viaggio” di Davolio, il libro di mister turismo responsabile

Come trascorrete i tempi morti e di attesa in viaggio? La domanda è quanto mai attuale, visti i disagi di ritardi e cancellazioni che si stanno susseguendo in questa calda estate in Europa. C’è chi ascolta musica, chi riposa, e chi osserva, e ascolta. E magari inizia a viaggiare con la mente.

Ecco quello che ama fare Maurizio Davolio, autore di Fantasie da viaggio (Consulta librieprogetti), che da appunti, pensieri e riflessioni durante i viaggi in giro per il mondo ha dato vita a questa raccolta di racconti. Che, lo sottolineiamo, non sono racconti di viaggio, ma da arrivi, partenze ed esperienze sono ispirati.

Maurizio Davolio

Sì, perché l’autore è un grande viaggiatore. Maurizio Davolio, nato a Correggio, classe 1949, ha dedicato l’intera vita professionale al turismo, in particolare al turismo cooperativo e ai temi dell’etica e della sostenibilità. Tra i fondatori dell’Aitr, Associazione italiana turismo responsabile, ne è presidente dal 2004, carica che è stata riconfermata proprio di recente.

E durante i suoi viaggi ha trovato il tempo per scrivere, sugli aerei, in treno, nelle sale d’attesa. Da qui hanno preso forma le situazioni, le storie, i personaggi di questi cinque racconti, che sanno di terre lontane ma anche di ‘commedia umana’, di storia, di tipi curiosi che incontreresti seduti al posto accanto al tuo in aereo e relazioni più o meno pericolose, oppure originali.

Ed è lo stesso autore a raccontarci, in questa intervista, come sono nati questi racconti e che ruolo ha il viaggio.

Quali sono i momenti e i luoghi dei tuoi viaggi in cui prendi più appunti, scrivi di più e così via?
«
Nei viaggi ci sono tanti momenti vuoti, le sale di attesa negli aeroporti, il volo, ma anche il viaggio in treno. E a volte anche alla sera, in albergo, quando si rimane soli dopo una giornata di lavoro, quando i colleghi locali fanno ritorno a casa dalle loro famiglie, c’è tempo per pensare, immaginare, sognare e scrivere».

Quanto c’è dei tuoi viaggi in questi racconti?
«C’è un mondo cosmopolita, quello che frequento nei viaggi e che incontro nei progetti di cooperazione allo sviluppo; ci sono persone che lavorano all’estero, che conoscono le lingue, che amano scoprire il mondo; la giovane tedesca che nel ‘600 va a studiare medicina a Bologna, il libanese che lavora in Germania e poi viene in Italia, l’architetto italiano che va a realizzare una grande opera in un Paese lontano e misterioso».

Ci sono dei personaggi di questi racconti con i quali prenderesti un aereo/nave/treno o con quali invece mai?
«Tutti. Sono personaggi che, come nella vita reale, mescolano pregi e difetti, sono portatori di valori nobili, ma nello stesso tempo provano anche tentazioni e pulsioni negative, verso il denaro, il potere, la fama. Ma sono personaggi umani, interessanti con le loro tante contraddizioni e, alla fine, sono personaggi positivi , che in un viaggio garantirebbero una compagnia gradevole».

Ci sono degli elementi (persone, paesaggi, aneddoti) che ti colpiscono maggiormente mentre viaggi e che decidi di “mettere da parte” per farli rivivere nei racconti?
«Nei miei viaggi legati alla cooperazione internazionale incontro i cooperanti, gli espatriati. Sono persone molto particolari e interessanti. Hanno computo una scelta di vita generosa e coraggiosa ma nello stesso tempo vivono, a volte in forma amplificata, i problemi di tutti noi: situazioni familiari e sentimentali messe duramente alla prova dai continui spostamenti e dalla lontananza; precarietà del lavoro legato a progetti di durata limitata; perdita dei rapporti con i luoghi e con le persone dell’infanzia e della giovinezza; nei racconti non parlo di loro ma tengo ben presente la loro esperienza.

C’è un altro fenomeno che desidero citare: nei viaggi capita di incontrare persone, mai viste prima, che raccontano tanto di sé, addirittura si confidano, forse si sfogano, forse cercano consiglio; è una relazione effimera, si conclude con un saluto e un augurio, ma forse è servita a qualcosa, chissà».

E ci sono dei luoghi e destinazioni nel mondo che ti hanno ispirato maggiormente a scrivere? Quali e perché?
«Ho visto tanti posti meravigliosi e spesso poco o non abbastanza conosciuti. Le montagne del Libano mi hanno ispirato tanto, così come per me sono state fonti di riflessioni e di fantasie l’esperienza al lago vulcanico di Wenchi in Etiopia o con la comunità Chipaya in Bolivia. Si incontrano tante persone e ci si accorge che le differenze culturali che pure esistono, sono spesso piccole varianti, sfumature, rispetto all’universalità dei problemi dell’umanità».

Mariangela Traficante

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