L’arte di Gustav Klimt è in mostra a Grado. La meta balneare sulla costa dell’Alto Adriatico in Friuli Venezia Giulia, conosciuta per le sue spiagge, le riserve naturali e la sua laguna, invita a scoprire anche la sua storia e gli appuntamenti culturali in cartellone. Quest’estate, in programma dal 10 agosto fino al 27 ottobre, arriva una mostra inedita del celebre artista viennese Gustav Klimt, allestita alla Casa della Musica, dato anche il forte legame con il mercato turistico austriaco.
Grado, spiaggia dell’Impero e meta privilegiata per alcuni artisti della Vienna fine secolo, intende celebrare con una mostra l’artista austriaco che fu il massimo maestro dello Jugendstil. E lo fa, per la prima volta, rileggendo la sua opera attraverso documenti artistici che mettono in scena tramite raffinati procedimenti a stampa i suoi capolavori pittorici e grafici.
Si tratta di un’esposizione di dipinti e disegni di Gustav Klimt rivisitati, una rassegna inedita sull’artista, un Klimt “a stampa” raccolto in tre preziose cartelle d’epoca.
Alla Casa della Musica sarà esposta una selezione di tavole tratte dalle cartelle realizzate da Hugo Heller (Das Werk von Gustav Klimt, 1918), Gilhofer & Ranschburg (Gustav Klimt. Fünfundzwanzig Handzeichnungen, 1919) e da Max Eisler (Gustav Klimt. Eine Nachlese, 1931). La prima cartella, corredata da un’insolita serie di simboli grafici, venne progettata e visionata dall’artista, che morirà nel 1918, anno della pubblicazione. L’ultima, a oltre un decennio dalla sua morte – quando il movimento della Secessione viennese è ormai un ricordo appannato – è la dimostrazione dell’ininterrotta attrazione esercitata dalla sua opera.
Sempre con un indirizzo rivolto alle opere su carta, sono esposte in mostra pagine e copertine della famosa rivista Ver Sacrum, fondata dallo stesso Klimt, accompagnate da alcuni manifesti per le mostre della Secessione viennese.
In occasione del centenario del Movimento surrealista, il Mart presenta una rassegna sull’arte fantastica italiana. Esposte al museo trentino di Rovereto si trovano riunite 150 opere di 70 artisti tra cui: Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, Enrico Colombotto Rosso, Italo Cremona, Adelchi Riccardo Mantovani:
Il museo con questa esposizione intende indagare un tema restato a lungo nell’ombra e finalmente al centro di recenti studi e riscoperte. Come la storiografia ha più volte evidenziato, l’Italia è estranea al Movimento surrealista, la cui invenzione e maturazione si deve, Francia, a nomi come André Breton. Tuttavia, è proprio l’artista ad avere individuato nelle opere di de Chirico e Savinio due importanti antecedenti del movimento.
La mostra al Mart è suddivisa in sezioni tematiche che affrontano i principali filoni dei surrealismi italiani e le loro caratteristiche, accennando anche alle influenze esercitate su movimenti come il Futurismo. “Surrealismi. Da de Chirico a Gaetano Pesce”, si può visitare dal 12 luglio al 20 ottobre.
Frida Kahlo è la protagonista della mostra in corso a Otranto. Come ogni anno, il Castello Aragonese del borgo salentino ospita un’esposizione, dedicata stavolta alla grande artista messicana. La mostra si può visitare fino al 15 novembre. Il titolo, “Frida Kahlo. Una vita rivoluzionaria” racconta nelle sale del castello il lungo e intenso percorso di un’artista che ha fortemente inciso non solo sull’arte del XX secolo ma anche sull’immagine femminile e sulla cultura visiva. Grazie agli scatti di importanti fotografi, l’esposizione regala uno sguardo intimo sulla vita di Frida, quella personale e quella intrisa di passioni politiche, intellettuali ed artistiche. Sono esposte immagini scattate durante l’infanzia e la giovinezza dell’artista dal padre Guillermo Kahlo, ma anche da artisti dell’obiettivo dell’epoca come Edward Weston, Lucienne Bloch, Nickolas Muray, Leo Matiz, Manuel e Lola Alvarez Bravo. E non mancano i ritratti di Frida insieme al marito Diego Rivera, celebre pittore e muralista, come anche immagini della Casa Azul, la sua famosa residenza.
Parigi, inizio del XX secolo. Irrompono sulla scena artistica sette italiani: sono Les Italiens de Paris. Il gruppo è composto da Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, René Paresce, Alberto Savinio, Gino Severini e Mario Tozzi. Insieme costituiscono una delle punte più avanzate della sperimentazione pittorica e iconografica in Europa tra le due guerre. La loro esperienza insieme è breve: dal 1928, con la prima mostra nel foyer di un teatro, al 1933. Ma alcuni di loro sono a Parigi dall’inizio del secolo. Poi la crisi economica e politica alla metà degli anni Trenta li costringe a rientrare nell’Italia del fascismo. L’ultima mostra, il canto del cigno, sarà a Firenze nel 1942 con un testo di Alberto Savinio.
Les Italiens sono questa estate i protagonisti di una mostra che arriva a Cortina d’Ampezzo l’1 agosto e si potrà visitare fino al 15 settembre presso Farsettiarte in collaborazione con il Museo d’arte moderna Mario Rimoldi.
Farsettiarte, che quest’anno festeggia 60 anni di attività a Cortina, propone con questa mostra una selezione di opere del periodo in cui questi autori resero grande la tradizione della pittura italiana a Parigi, la capitale dell’arte della nuova era veloce, eccentrica e tecnologica quando per ogni artista o scrittore da Modigliani e Picasso ad Arthur Miller ed Ernest Hemingway vivere a Parigi significava essere anche “heureux comme Dieu en France”.
Negli anni folli Parigi è una tappa obbligata per gli artisti. Gino Severini arriva nel 1906, con lui c’è solo Modigliani. Giorgio de Chirico arriva per la prima volta nell’estate afosa del 1911 e prima di lui nell’inverno dell’anno precedente è arrivato Andrea. De Chirico tornerà nel 1924 e vedrà nascere il Surrealismo di André Breton. Filippo de Pisis arriva a Parigi nel 1925.
La mostra è anche l’occasione per tornare a riflettere su Les Italiens e la politica culturale italiana negli anni venti e trenta oggi ancora molto attuale. Da Parigi (senza mai abbandonare del tutto la loro patria) attraggono l’attenzione del regime, che li corteggia e li riconosce fin dall’inizio utili alla propaganda culturale. Sono sostenuti dall’apparato delle mostre sindacali organizzate dallo scultore Antonio Maraini e da Margherita Sarfatti, il primo critico d’arte donna in Europa, impegnata a promuovere la sua idea di arte del Novecento.
Non solo musei: anche i siti del nostro patrimonio antico diventano suggestive scenografie per esposizioni artistiche. A Siracusa, per esempio, la mostra da non perdere questa estate si trova nell’area archeologica Neapolis a Siracusa, che addirittura fino al 31 ottobre 2025 ospita la più grande mostra di sculture di Igor Mitoraj. Nato a Oederan, Germania, nel 1944 e morto a Parigi dieci anni fa, lo scultore polacco è celebre per le sue gigantesche opere in metallo e pietra che celebrano i personaggi dell’arte classica.
Il titolo della mostra è “Lo Sguardo – Umanista – Physis” e raccoglie trenta opere monumentali, che si trovano diffuse all’interno del Parco archeologico. Inoltre, la mostra si completa con l’installazione della scultura alata “Ikaria” di fronte al mare, nei pressi del Castello Maniace di Ortigia, di “Teseo screpolato” sul versante sud-est dell’Etna, a 1.700 metri di quota.
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