Architetto e creatore di una vita perfettamente fuori dall’ordinario, ha deciso di dare vita a luoghi ricchi di charme e cultura – quella trasversale e senza peli sulla lingua che lo contraddistingue. Uno, Küstendorf, nel cuore di una delle regioni più belle e selvagge ma anche ricche di storia della Serbia, l’altro, Andricgrad, sul fiume Drina in Bosnia.
Küstendorf, o Mećavnik, è un villaggio interamente costruito in legno seguendo lo stile tradizionale delle abitazioni della zona. Il regista ha iniziato a realizzarlo negli anni ’90 come set di Underground e poi del lungometraggio Life is a Miracle. Un luogo costruito sul Kustrica-pensiero decisamente fuori dal mucchio, dove le strade sono intitolate a personaggi che vanno da Che Guevara a Fëdor Dostoevskij, da Novak Đoković a Federico Fellini.
Nel ristorante Visconti – che propone una ottima cucina serba rivisitata – i vini rossi sono sistemati sulle pareti accanto a libri in varie lingue e a un intenso ritratto in bianco e nero del grande regista italiano. Le case di legno hanno imposte a colori vivaci e affreschi come quello che riproduce i criminali G.W. Bush e Javier Solana, allora segretario generale della Nato che ordinarono il bombardamento di Belgrado.
Oggi i 30 chalet sono stati trasformati in bed & breakfast, mentre la cappella ortodossa e il parco divertimenti sono rimasti rigorosamente in legno, tanto che i vicini lo hanno definito Drvengrad, città di legno appunto. Il paesino è visitabile per 200 dinari serbi, che corrispondono a due euro circa. L’ospitalità si divide tra le varie case e il resort (la mezza pensione parte da 33,50 euro) con sauna, palestra e piscina con vista sulla vallata. E naturalmente un cinema e una biblioteca.
Un luogo fuori dalle cartine geografiche, dai soliti percorsi che propongono le guide turistiche dove è bandita la coca cola. Ogni anno dal 2008 qui si tiene il Kustendorf Film and Music Festival, festival internazionale di cinema: il prossimo è previsto dal 10 al 18 gennaio 2020.
Andricgrad sorge su una “terra di mezzo”, al confine tra Serbia e Bosnia, teatro di alcune delle pagine più buie della storia della convivenza tra musulmani e serbi. Un nuovo quartiere culturale sorto all’interno di Visegrad, la città del “ponte sulla Drina” protagonista dell’omonimo libro di Ivo Andric (Nobel della Letteratura nel 1962, ndr). Su questo ponte, tra il XVII e il XVIII , secolo furono appese le teste mozzate dei contadini serbi che tramavano contro l’occupazione turca, mentre sotto le sue arcate nel 1992 si raccolsero i corpi di centinaia di musulmani vittime della pulizia etnica operata dai paramilitari serbi.
Oggi Visegrad fa parte di quella zona della Bosnia nota come Repubblica Serba (Srpska), area a maggioranza serba percepita da entrambe le popolazioni come una cicatrice.
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