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Giappone dark: viaggio tra castelli stregati, spiriti e leggende

Ecco iniziato ottobre, mese che conduce nel cuore nell’autunno ma che, da diversi anni ormai a questa parte, trova il suo culmine nei festeggiamenti per Halloween e tutto il corollario di streghe e fantasmi.

Il tema dell’horror e delle storie a tinte cupe sta coinvolgendo sempre più Paesi e destinazioni, che scavano nelle loro culture, tradizioni e leggende alla ricerca di un lato oscuro, ma non per questo (anzi forse proprio per questo) più affascinante.

Questo è anche il caso del Giappone.

A Tokyo per esempio il quartiere di Yotsuya è legato a “Yotsuya Kaidan”, una storia di amore, tradimento e spiriti vendicativi al centro di un dramma Kabuki. La vicenda ruota attorno a una giovane donna di nome Oiwa, tradita dal marito, Iemon che, al fine di liberarsi di lei per sposare un’altra donna, la avvelenò sfigurandone il volto con un unguento avvelenato. Prima di morire, però, la giovane avrebbe lanciato una maledizione sul marito. Sebbene si ritenga che la vera tomba di Oiwa si trovi presso il tempio Myogo-ji, nel quartiere di Sugamo, è il santuario Oiwa Inari Jinja che avrebbe il compito di placarne lo spirito desideroso di vendetta. Proprio qui, inoltre, gli attori che si apprestano a mettere in scena “Yotsuya Kaidan” vanno a pregare per porre i loro omaggi a Oiwa prima di portare sul palco la sua triste vicenda.

Il castello delle nebbie

Ad tutte le latitudini i castelli sono associati a una moltitudine di storie di fantasmi e quelli giapponesi non sono da meno. Un esempio? Il castello di Maruoka, nella prefettura di Fukui.

Del castello, costruito nel 1576 su ordine del signore feudale Shibata Katsutoyo e distrutto da un devastante terremoto nel 1948, oggi rimane solo il mastio, ricostruito fedelmente negli anni ’50 utilizzando quasi esclusivamente i componenti originali, recuperati in seguito al sisma. Sebbene sia piuttosto disadorno rispetto ad altri castelli più celebri e maestosi, essendo stato pensato per resistere alla guerra, è considerato uno dei 100 castelli più belli del Giappone ed è adornato dai 400 alberi di ciliegio del parco circostante che, nelle sere di aprile, sono illuminati dalle luci di centinaia di lanterne di carta in occasione del Sakura matsuri, il festival dei fiori di ciliegio. Gli antichi fasti rivivono invece nel Kojo Matsuri di ottobre, dove grandi e piccoli sfilano vestiti da samurai tra cortei danzanti, carri e lanterne.

Sull’atmosfera festosa dei matsuri che animano il castello si stende tuttavia l’ombra di una macabra leggenda, legata a una promessa infranta. Durante i lavori di costruzione le pietre delle mura di cinta continuavano a sgretolarsi, e questo portò a suggerire una macabra soluzione: una hitobashira, il sacrificio di una persona che, facendosi seppellire viva nelle fondamenta, avrebbe funto da pilastro umano. Si offrì un’anziana donna, Oshizu, che chiese in cambio che il figlio fosse fatto samurai. La costruzione del castello fu completata ma la promessa fatta alla povera Oshizu non fu mantenuta e, da allora, si crede che le piogge primaverili che ad aprile inondano il fossato siano opera dell’ira funesta della donna. Non solo spiriti vendicativi aleggerebbero però intorno al castello: secondo un’altra leggenda una nebbia compariva per nasconderlo alla vista dei nemici in caso di attacco, credenza, questa, che gli è valso il nome di Kasumigajo, “castello delle nebbie”.
Il pozzo di Okiku

Un altro castello, lo Himeji (Hyogo), fa invece da sfondo a “Bancho Sarayashiki” (“La casa dei piatti di Bancho”), uno dei racconti di fantasmi più popolari in Giappone, oggetto di citazione nelle arti e in letteratura. La leggenda narra che una giovane servitrice, Okiku, fosse corteggiata con insistenza dal padrone del castello, il samurai Aoyama, puntualmente rifiutato. Un giorno, per costringerla a sposarlo, il samurai nascose uno dei dieci piatti di un prezioso servizio di cui Okiku era responsabile, incolpando la giovane. Le disse che avrebbe lasciato correre se avesse finalmente accettato di divenire la sua sposa e, di fronte all’ennesimo rifiuto, gettò Okiku in pozzo. Da allora si narra che dal pozzo si levi la voce della ragazza che, disperata, conta i piatti fino a nove. Il pozzo è una delle attrazioni più visitate del castello di Himeji, mentre la vicenda è protagonista di una celebre stampa di Katsushika Hokusai, intitolata, appunto, “Bancho sarayashiki”.

Il mondo yokai

Il mondo degli yokai, i mostri del folklore giapponese, è popolato da creature dalle caratteristiche più disparate. Una particolare classe di yokai è quella degli tsukumogami, oggetti e utensili abbandonati divenuti senzienti e animati da risentimento. Un esempio? Il crudele boroboroton, futon cencioso che si anima la notte, cercando di stritolarne gli occupanti. Oppure i chochin-bake, logore lanterne (chochin) apertesi in due, dotate di uno o due occhi e lingua che si divertono a spaventare le persone. In alcuni templi e santuari vengono celebrate funzioni volte a placare gli spiriti degli oggetti adirati per essere stati messi da parte: è il caso del santuario Awashima Jinja, nella prefettura di Wakayama, casa di circa 20.000 bambole lasciate dai rispettivi proprietari al fine di non incorrere nella loro ira.

Per un brivido “artificiale”, infine, il parco divertimenti Fuji-Q Highland ospita tra le sue attrazioni una delle haunted house considerata tra le più spaventose del Giappone: il “Labirinto della paura”, lungo 900 metri per una durata di circa 50 minuti di esperienza ad alto tasso di brividi.

Francesco Poletti

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