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Fuga da Giacarta: quando la capitale trasloca

Addio alle vecchie capitali. Avanti con la creazione di nuovi poli politico-amministrativi. Qualche esempio? Il presidente indonesiano Joko Widodo ha annunciato il luogo in cui sorgerà la nuova capitale amministrativa del Paese.

Infatti, dal 2024 non sarà più Giacarta, a rischio affondo per il 36% della sua superficie, a ospitare uffici governativi e istituzioni, ma un’area del Borneo oggi ricoperta di foreste nei pressi delle città di Balikpapan e Samarinda, dove il governo indonesiano già possiede circa 180mila ettari di terreno.

«La posizione è strategica perché è nel centro dell’Indonesia», ha affermato Widodo, spiegando che in quest’area sono minimi i rischi di disastri legati a inondazioni, terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche a cui invece Giacarta è soggetta. L’operazione costerà circa 30 miliardi di euro, di cui il 19% prelevato dalle casse statali e il restante finanziato da privati o partnership miste tra pubblico-privato.

Ma l’Indonesia non è il primo caso di “trasloco di Capitale”. Senza andare troppo in là nel tempo, basta pensare all’Egitto che da metà 2020 sostituirà Il Cairo con la Nuova Capitale Amministrativa. Situata a 45 chilometri a est dell’attuale capitale, tra il Canale di Suez e il Nilo, e con una superficie stimata di circa 700 km quadrati, quella che per ora è stata ribattezzata Sisi’s City – dal nome del presidente Abdel-Fattah al-Sisi – è in attesa ancora di una denominazione ufficiale, ma ha già visto l’inaugurazione di moschee e cattedrali.

Facendo un percorso a ritroso, degno di nota è l’esempio del Myanmar che nel 2005 ha trasferito la capitale da Rangoon a Naypyidaw, a circa 320 km a nord tra campi da zucchero e risaie. La città è composta da otto distretti distribuiti su una superficie di più di 7mila km quadrati e si sviluppa in spazi giganteschi, tra ministeri, edifici governativi, centri commerciali e alberghi. Le strade arrivano fino a venti corsie, ma sono raramente percorse tant’è che la capitale è stata ribattezzata la “città fantasma”.

Il motivo della collocazione in un’area del Paese difficile da raggiungere è legato alla volontà di isolamento e alla paura di improbabili attacchi militari statunitensi. A Naypyidaw gli edifici principali, come il palazzo presidenziale e il parlamento, sono circondati da un fossato che si attraversa con una serie di ponti, molto distanziati gli uni dagli altri per difendersi meglio da attacchi aerei.

Ma il continente con le capitali più “ballerine” è indubbiamente l’Africa. La maggior parte degli Stati africani nati dopo la decolonizzazione hanno mantenuto inalterata la conformazione del
territorio nazionale, stabilita al tempo delle colonie. Ma, alcuni di essi hanno poi deciso di spostare le loro capitali in modo da situarle in posizione più centrale rispetto al territorio nazionale. Il Sudafrica ha ben tre capitali: Pretoria per l’amministrazione, Bloemfontein per il potere giudiziario e Città del Capo come capitale legislativa.

In Nigeria, dopo la sanguinosa guerra del Biafra, è stato deciso di fare di Abuja la moderna capitale. Dal 12 dicembre 1991 il governo ha ritenuto la città il luogo ideale dove trasferire la capitale, per la sua posizione strategica al centro della nazione. La Costa d’Avorio, nel 1983, ha eletto Yamoussoukro capitale amministrativa. Pur senza un’ambasciata o un ministero, è subentrata ad Abidjan per volontà del politico più potente del paese dell’epoca – Félix Houphouët-Boigny – di spostare la capitale nella sua città natale.

La Tanzania aveva stabilito nel 1973 di spostare la propria capitale amministrativa da Dar el Salaam, situata sull’Oceano Indiano, a Dodoma. Tuttavia, questa decisione non era mai stata messa in atto, per cui, di fatto non era cambiato nulla. Fino a quando il presidente John Magufuli ha deciso di tenere fede alle promesse fatte in campagna elettorale, annunciando ufficialmente di aver avviato il lungo processo amministrativo, stabilendo che entro la fine del suo attuale mandato, nel 2020, Dodoma sarebbe diventata la capitale della Repubblica e Dar El Salaam la capitale economica.

Infine, la più famosa delle capitali moderne è Brasilia. Progettata dagli architetti brasiliani Lucio Costa e Oscar Niemeyer, grazie alle sue caratteristiche urbanistiche e paesaggistiche uniche, nel 1987 è stata dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità e può essere considerata a tutti gli effetti, un punto di riferimento per l’architettura internazionale. È diventata capitale del Brasile il 21 aprile 1960, sostituendo Rio de Janeiro.

Antonella Caporaso

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