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È arrivato Floasis, l’Airbnb degli smart worker

Quante volte in questo periodo di pandemia abbiamo sentito parlare di smart working, workation e simili? Tanti hotel e attori del turismo si sono attrezzati per accogliere i lavoratori agili in cerca anche di relax: poteva forse non nascere anche un sito a loro dedicato?

Si chiama Floasis, e viene facile definirlo l’Airbnb dei nomadi digitali. Si tratta infatti di una piattaforma di ricerca e prenotazione di case, ville, appartamenti per fare remote working in viaggio in giro per il mondo. Cosa vuol dire? Che oltre a scegliere la località o il tipo di accomodation preferita, la destinazione si può anche scegliere in base ai “must have” del nomade digitale, dal wifi super veloce alla possibilità di fare networking con altri lavoratori globetrotter.

“Floasis – spiegano i giovani creativi che l’hanno fondato – è nato alla fine del primo lockdown della primavera 2020, dal desiderio di dare una mano ai remote workers aiutando al tempo stesso i proprietari di soluzioni abitative, dando un servizio a entrambi per affrontare la nuova situazione”. Un’esigenza nata dalle stesse esperienze personali dei co-founder, come Lola Casamitjana che a giugno dell’anno scorso si era trovata confinata per tre mesi in 13 mq a Parigi, mentre contemporaneamente il fratello Elie era anche lui “chiuso” in un lockdown, ma ben più piacevole, ovvero in una riserva ambientale in Colombia con piscina naturale, wifi e spazi per lavorare. La proprietà era di Cesar, che aveva accusato la perdita dei suoi clienti locali ed era dunque pronto a reinventare il suo business aprendolo alla comunità internazionale dei nomadi digitali”.

Una triangolazione che sembrava fatta apposta per far scattare questa scintilla dell’intuizione, come tante ce ne sono state in questo anno e mezzo di pandemia in cui la necessità ci ha costretto spesso a reinventarci.

Floasis è una piattaforma di ricerca e prenotazione di location dove soggiornare per un minimo di 4 giorni fino a long stay anche superiore al mese, lavorare grazie a spazi adeguati e servizi come il wifi, ma anche ricreare – se si vuole – l’atmosfera da co-working che il distanziamento causa Covid ha messo a dura prova. L’idea è quella di mettere in contatto chi cerca un luogo dove fare smart working viaggiando o comunque lontano da casa con i proprietari di case, ville, chalet, strutture.

E lo stesso nome della piattaforma vuole giocare con le parole oasis e flow che, si legge sul sito, “è quello stato in cui ci si sente al meglio e le proprie performance sono al top”.

Ma di cosa hanno bisogno i nomadi digitali, oltre che di una ottima connessione wifi? Per capirlo, i fondatori di Floasis hanno interpellato circa duecento remote workers e le esperienze più richieste sono risultate quelle che permettono di rilassarsi ma anche di avere una vita attiva, autentica, “focalizzata” e condivisa. Senza dimenticare quello che sembra essere il mantra di oggi, la crescita personale.

Naturalmente, per “candidarsi”, case, ville, appartamenti devono soddisfare una serie di criteri fondamentali: non solo l’imprescindibile wifi, ma anche uno spazio lavorativo che sia confortevole, una location immersa in un ambiente piacevole e “ispiratore”, meglio se circondati dalla natura, ma che abbia al tempo stesso facile accesso a una città. E che abbia anche aree comuni per socializzare.

E gli aspiranti nomadi digitali possono ricercare la location preferita in base a una serie di parametri, fare la richiesta di prenotazione, che verrà poi confermata dall’host, per poi procedere al pagamento ma anche entrare a fare parte della “community“.

 

Mariangela Traficante

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