Dal prossimo 21 marzo, infatti, nel palazzo di famiglia già meta di pellegrinaggi letterari, verranno aperti al pubblico per la prima volta anche una sezione del piano nobile e gli appartamenti dove il poeta visse insieme ai fratelli, in un palazzo che solo in parte è un museo perché abitato ancora oggi dai discendenti della famiglia. Dalla primavera si potranno ammirare anche i saloni di rappresentanza, la galleria con le collezioni d’arte, il giardino e le camere private, per cogliere ancora di più l’atmosfera che diede vita ad alcune delle liriche più famose.
Compresa naturalmente la celebre biblioteca, che ancora oggi custodisce 20mila libri e che fu voluta soprattutto dal padre Monaldo. Qui Giacomo si dedicava al suo “studio matto e disperatissimo” insieme ai fratelli Carlo e Paolina. E da qui si affacciava alla finestra da cui osservava Teresa Fattorini, ovvero “Silvia”: la sua casa si trova al primo piano delle scuderie Leopardi, sulla piazza, e dava alloggio ai cosiddetti famigli, ovvero i dipendenti dei Leopardi.
Oggi si può visitare, come anche “l’ermo colle”: forse nel nostro immaginario non c’è posto che sia più legato alla poesia. Una parte di questo luogo è stata affidata qualche anno fa alle cure del Fai per essere valorizzata, si tratta dell’Orto delle Monache, un piccolo orto-giardino sul colle: un viaggio letterario che ci porta dritti nella vita, nei versi e nelle suggestioni di un grande poeta non può non andare verso la “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”.
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