Sono circa 300 le imbarcazioni votate a questa tipologia di turismo – prenotatili attraverso la piattaforma Airbnb – ma si auspica che in futuro questa nuova modalità si sviluppi sempre di più, coinvolgendo fino a mille imbarcazioni e dando vita a un giro d’affari che si aggira attorno ai 150 milioni di euro all’anno.
La commissione attività produttive del Consiglio regionale, riunitasi per valutare la proposta di legge per il riconoscimento dell’albergo nautico diffuso, ha ascoltato i rappresentanti di Confindustria, Assohotel, Assonautica e Rete dei Porti che auspicano al “modello Croazia”: 6mila imbarcazioni utilizzate per il turismo esperienziale che coinvolge 50mila turisti a settimana.
«Se l’obiettivo è favorire il noleggio delle imbarcazioni si sappia che questo settore è già disciplinato da leggi nazionali, altro discorso invece se si parla di house boat, fenomeno molto diffuso in Florida. Quella delle case galleggianti è un’idea che sta prendendo corpo anche in alcuni Paesi europei. In questo caso però occorrerà definire bene le competenze che investono inevitabilmente anche la materia urbanistica», ha affermato il rappresentante della Rete dei Porti, Franco Cuccureddu.
A spingere per un intervento normativo anche il presidente di Assohotel, Carlo Amaduzzi: «Le presenze in Sardegna sono ancora poche. L’isola ha tante potenzialità, ben vengano tutte le iniziative che cercano di individuare nuove forme di accoglienza. Tuttavia, le buone intenzioni rischiano di scontrarsi con la carenza di servizi nei porti sardi. Il gap infrastrutturale rappresenta un limite».
Ma, oltre a una legge chiara e definita, c’è chi si preoccupa anche dell’impatto ambientale come il presidente di Assonautica, Italo Senes: «Chi legifera deve tener conto della tutela del mare e dell’ambiente in generale. Sarebbe opportuno prevedere nelle imbarcazioni la presenza obbligatoria dei tank di raccolta delle acque nere in ogni servizio igienico con adeguate strutture di collegamento per lo scarico nei serbatoi dei porti turistici».
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