Fino a domenica 28 marzo, trenta pannelli arricchiscono corso Vittorio Emanuele II a Milano, consentendo ai cittadini di scoprire – gratuitamente – un’area ancora poco conosciuta, segnata dalle testimonianze di oltre 200mila anni di storia dell’evoluzione dell’essere umano: dalla preistoria fino ai giorni nostri passando per i misteriosi regni di Lihyan e Dadan, i nabatei e l’epoca romana.
Patrocinata dal comune di Milano, con la collaborazione della reale ambasciata dell’Arabia Saudita, la mostra consente ai visitatori un viaggio immersivo, attraverso contenuti digitali consultabili direttamente sullo smartphone grazie a dei Qr code realizzati da Romolo Loreto, professore associato dell’Università degli Studi di Napoli – L’Orientale nonché uno dei massimi esperti italiani della archeologia saudita.
«Ci auguriamo che i cittadini milanesi possano ancora una volta dare voce al loro desiderio di viaggiare per scoprire il mondo nel 2021, non ho dubbi che questa mostra fotografica ispirerà la scoperta di una delle destinazioni culturali più rilevanti del mondo – ha commentato Phillip Jones, chief destination management and marketing officer di Royal Commission for AlUla – Gli scatti di Robert Polidori sono un ottimo mezzo per avere un primo assaggio dei vasti paesaggi desertici e delle meraviglie geologiche di questa regione dell’Arabia Saudita. AlUla è un museo a cielo aperto che cela in sé molte storie di antiche civiltà ancora da raccontare. Recentemente sono ripresi gli scavi effettuati da squadre di archeologi, sia sauditi che internazionali, e nel corso dei prossimi mesi saranno annunciate nuove scoperte di grande importanza».
L’ambasciatore del Regno dell’Arabia Saudita in Italia, Malta e San Marino, Faisal bin Sattam bin Abdulaziz Al Saud, ha aggiunto: «Siamo lieti di sostenere l’iniziativa della mostra fotografica AlUla – Journey Through Time, uno sguardo incantevole sulla grande ricchezza culturale di AlUla, una delle regioni più importanti dell’Arabia Saudita dal punto di vista storico-archeologico. La mostra offre agli amici italiani la possibilità di approfondire la conoscenza del patrimonio culturale del Regno, e cogliere un’immagine vivida di una terra che testimonia duemila anni di legami culturali tra i popoli delle penisole arabica e italiana».
Con un’area di 52 ettari, Hegra è il più importante sito di AlUla, nonché primo sito Patrimonio dell’Umanità Unesco dell’Arabia Saudita. Oltre a Hegra, di rilevante importanza nell’are ci sono: l’antica Dadan, capitale del regno omonimo e di Lihyan, considerata una delle città più sviluppate della penisola arabica nel corso del I millennio a.C; la Old Town, un dedalo di oltre 900 case costruite con mattoni di fango a partire da almeno il XII Secolo; i resti della ferrovia Hijaz e il forte di Hegra, luoghi di fondamentale importanza nella storia e nelle azioni bellico-diplomatiche di Lawrence d’Arabia.
In merito alla sua esperienza, Robert Polidori ha commentato: «Il contesto naturalistico di AlUla è semplicemente meraviglioso e impareggiabile e ne sono rimasto affascinato: come se fosse stato scolpito da un potere divino. Cerco di rendere ciò che chiamo un’immagine emblematica, incapsulando la totalità di un soggetto, spesso mostrando i suoi dettagli per rappresentare il tutto e viceversa. Anche se ogni fotografia scaturisce da un preciso istante fissato nel tempo, cerco di slegarla da esso conferendole aspetti infiniti».
«AlUla non è che la punta di diamante di un patrimonio archeologico che ancora si cela nell’intera Penisola arabica. Questa ricca oasi carovaniera, che in epoca preislamica ha visto susseguirsi le culture Dadanita, Lihyanita, Nabatea e Romana, per oltre un millennio è stata parte di una complessa e articolata rete internazionale di centri carovanieri e porti marittimi. Le spettacolari architetture funerarie, le imponenti aree urbane di Dadan e AlUla, nonché la perizia con la quale gli antichi seppero ideare diverse forme di controllo e approvvigionamento dell’acqua, dimostrano come le genti antiche e il loro ambiente seppero plasmarsi vicendevolmente. L’odierno visitatore potrà, infatti, non solo ammirare un panorama frutto di un sentimento culturale unico al mondo, letteralmente scolpito nella roccia, ma anche immergersi nel contesto di un’oasi che per tutta l’epoca islamica, fino ad oggi, ha saputo perpetrare questo millenario legame con l’ambiente», ha concluso il prof Romolo Loreto, archeologo, professore associato, Università degli Studi di Napoli – L’Orientale.
L’obiettivo furto è poter esportare l’esposizione, tenendo conto della pandemia, anche in altre città italiane e straniere.
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