Arabia Saudita,
il turismo rigenerativo
è targato The Red Sea

Barriera corallina da adobe
Barriera corallina
Obiettivo numero uno: raggiungere il 30% di benefici netti in termini di conservazione ambientale entro il 2040. All’avanguardia in tutto The Red Sea si fa largo anche nel campo della sostenibilità e del turismo rigenerativo.

Collocato sulla costa occidentale dell’Arabia Saudita, non è solo il primo progetto nel Medio Oriente a essere riconosciuto con la Leed Platinum Certification – quindi conforme agli standard globali per la bioedilizia – ma riveste a tutti gli effetti un ruolo pionieristico nella conservazione ambientale e nel coinvolgimento delle comunità locali.

Se infatti appena 22 delle oltre 90 isole incontaminate sono deputate a diventare località turistiche, l’obiettivo della destinazione è proteggere e promuovere il territorio, grazie alla presenza di preziose barriere coralline. La salvaguardia della biodiversità passa dalla piantumazione di un milione di mangrovie autoctone, coltivate per 8 mesi prima di essere trapiantate in aree selezionate: iniziativa che contribuisce al contenimento di carbonio e promuove la biodiversità, mettendo in rilievo la dedizione nei confronti della sostenibilità.

Inoltre, mediante l’utilizzo di droni, viene effettuata una mappatura accurata di tutte le foreste di mangrovie del territorio, al fine di monitorare il successo dei progetti di rimboschimento o i potenziali rischi di deterioramento dell’habitat, come il pascolo dei cammelli, laddove le normative in vigore non tutelino questa tipologia di vegetazione.

Adagiato sulla quarta barriera corallina più grande del mondo, The Red Sea punta a sensibilizzare gli ospiti sull’importanza della flora e della fauna marina, incoraggiando un approccio consapevole nei confronti dell’ambiente durante le attività di esplorazione dei suoi fondali, come lo snorkeling e le immersioni subacquee. Famosa per la ricchezza del suo ecosistema, la destinazione ospita oltre 30 specie rare e in via di estinzione, come il pesce gobbo, i delfini, le razze, gli squali tigre e balena, le tartarughe verdi ed embricate, nonché 25.000 nidi di uccelli.

Di recente The Red Sea ha lanciato anche un programma per la costruzione di nidi artificiali per i falchi di Sooty, che l’anno scorso ha visto migrare il primo esemplare di questa specie. Per il pesce chitarra di Halavi, specie particolarmente vulnerabile, invece, è stato adottato un sistema di tracciamento acustico finalizzato a determinare gli habitat vitali per la sua riproduzione, nell’ambito di un’indagine sulla fauna locale.

Il cambiamento climatico ha già causato il deterioramento del 50% delle barriere coralline del mondo, con una percentuale di riduzione del 14% solo nell’ultimo decennio. Per questo motivo a The Red Sea viene applicato un approccio scientifico, che coinvolge studiosi esperti nella tutela del patrimonio naturale impegnati a proteggere le mangrovie, le isole e le barriere coralline.

Poi ci sono progetti come English for Tourism, che ha formato 600 giovani del luogo nel settore turistico, che testimoniano il contributo di The Red Sea per la crescita e il coinvolgimento delle comunità locali.

The Vocational Program diploma promuove e valorizza i talenti del territorio e solo quest’anno è stato conferito a 430 allievi. Nel 2022, inoltre, The Red Sea ha inaugurato Amerah Souq, il primo mercato che ha lo scopo di dare risalto ai prodotti artigianali della vicina città di Umluj, per riqualificare le imprese locali e celebrare la cultura del posto attraverso spettacoli musicali tradizionali e laboratori sul patrimonio culturale.

Fra le altre attività di sviluppo della comunità c’è anche Nursery Training, che ha contribuito alla formazione di 60 agricoltori, oltre al programma Marine Operation Jobs, che ha portato all’assunzione di 40 professionisti del settore marittimo originari del luogo. The Red Sea’s Farmers Cooperative ha inoltre riunito le aziende agricole della regione di Tabuk, in Arabia Saudita, per promuovere pratiche sostenibili.

Una parte significativa della prima fase di sviluppo della destinazione ha riguardato la costruzione dell’aeroporto Red Sea International (Rsi) il primo a zero emissioni di carbonio del Medio Oriente. Gestito da Saudia Airlines, lo scalo riceve i voli nazionali da Riyadh da settembre 2023 e presto inizierà ad accogliere anche quelli internazionali.

Un aeroporto tecnologicamente avanzato, che utilizzerà esclusivamente energia rinnovabile. Ispirato ai colori e alle texture del deserto e del mare, il design della struttura si propone di offrire ai turisti un’esperienza autentica a The Red Sea fin dalle prime fasi dell’atterraggio, facendoli immergere in un’atmosfera rilassante. La tecnologia all’avanguardia giocherà un ruolo fondamentale, offrendo ai passeggeri la possibilità di effettuare il check-in dei bagagli che verranno poi consegnati direttamente ai resort.